Coronavirus in Liguria arrivò prima dell’inizio ufficiale della pandemia

Mentre si affaccia la possibilità di un’altra chiusura, totale o parziale, nel periodo di Natale, arrivano novità dalle analisi effettuate su dei campioni di sangue prelevati da residenti del territorio ligure. A quanto pare, una ricerca dimostra che in Liguria il Covid-19 potrebbe essere arrivato prima dello scorso marzo.

La presenza di particolari anticorpi da immunità, che si formano in genere quando si è stati affetti da una malattia e la si è superata, starebbe a significare che alcune persone, residenti nella zona ligure avrebbero già contratto il Coronavirus prima dell’inizio ufficiale dell’emergenza sanitaria su scala globale.

Se questo fosse vero, con molta probabilità la pandemia sarebbe iniziata addirittura prima che ne avessimo coscienza, quando ancora si speculava riguardo a una nuova influenza invernale in Cina, nella zona di Wuhan.

Da questa news potrebbero sorgere delle domande riguardo all’utilità e all’efficacia, o persino all’appropriatezza, di determinate misure di sicurezza stabilite dal Governo mediante gli oramai noti DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri).

Le analisi condotte all’interno dello studio Alisa, che hanno portato alla sorprendente quanto inquietante conclusione, hanno seguito tre metodi: modelli matematici, indagini sulle TAC polmonari dei pazienti che presentavano sintomi molto simili a quelle che successivamente sarebbero stati attribuiti al nuovo Coronavirus e analisi del sangue di donatori. Tutti parametri appartenenti a 13 soggetti che hanno presentato problemi sul finire del 2019.

I primi risultati della ricerca indicano che il SARS-CoV-2 ha iniziato a circolare già alla fine di dicembre, con una prima TAC alquanto insolita datata 27/12. Il fatto di aver rinvenuto già nella prima metà di gennaio di quest’anno la presenza di anticorpi, conseguenza dell’aver superato il contagio, in 13 casi ha dato conferma al modello matematico costruito per confutare l’idea che il virus fosse diffuso anche prima della comunicazione ufficiale da parte cinese.

Ancora la paura è tanta e i casi aumentano: ricordiamo che il bugiardino di un altro eventuale lockdown, infatti, cita, come controindicazioni il collasso finanziario ed economico del Paese e tanti malesseri fisici quanti quelli dai quali vorrebbe difenderci.

Il precedente ci ha già danneggiato parecchio: chi non è stato affetto da uno stato depressivo ha preso molto peso, ha trascurato l’attività fisica all’interno delle mura domestiche e in molti hanno risentito della carenza di vitamina D a danno delle ossa per via della mancata esposizione al sole. Aspetti molto difficili da recuperare per categorie fragili come anziani e bambini, per i quali è importante l’assunzione di integratori.

La vitamina D è una sostanza la cui carenza scientificamente viene collegata all’insorgenza di patologie autoimmuni, stanchezza, crampi muscolari e addirittura il cancro. Senza siamo più in balia delle malattie di quanto non saremmo se uscissimo a passeggiare per strada, anche perché il fabbisogno giornaliero per certe categorie non riesce ad essere soddisfatto solo dall’alimentazione.

Ora sono tantissimi i cittadini che si sono scatenati contro i provvedimenti presi per limitare la diffusione del virus. Sebbene il Presidente del Consiglio abbia chiarito la posizione dello Stato nel suo dialogo istituzionale con la FIPE (Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi) – Confcommercio, è sempre più richiesto a tutti in generale di smettere con le polemiche, malgrado i dubbi della popolazione persistano.

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Redazione

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