Napoli. Marina Militare, il presidio sanitario intitolato al Magg. medico Vincenzo Tiberio

Oggi, presso la sala convegni dell’Accademia dell’Alto Mare, nella base navale di via Acton, è stata intitolata l’infermeria della Marina Militare di Napoli al Maggiore medico Vincenzo Tiberio.

L’inaugurazione ha visto l’apposizione di una targa del 1961, già affissa nell’Ospedale della Reale Armata di Mare di Piedigrotta.

Con quest’atto simbolico, la Marina Militare ha inteso commemorare il Maggiore Vincenzo Tiberio, militare, scienziato, uomo di mare e valente medico che ha prestato servizio nella Regia Marina tra il 1896 ed il 1915. Tiberio è noto per essere stato un attento studioso del potere chemiotattico e battericida di alcuni estratti di muffe, il cui lavoro sulla connessione funghi-antibiotici precorreva la scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming.

Ne hanno delineato la figura di valente uomo di Marina diversi relatori, moderati dal giornalista Massimo Milone, a cui si sono unite le testimonianze di due familiari del medico militare, i pronipoti Giulio Capone e Anna Zuppa Covelli.

Durante il convegno, gli aspetti più propriamente scientifici sono stati tracciati dal professore Gennaro Rispoli, direttore del Museo delle Arti Sanitarie di Napoli e dall’ammiraglio ispettore capo Riccardo Guarducci, capo del Corpo Sanitario della Marina Militare. Quest’ultimo, in particolare, ripercorrendo gli anni della carriera militare di Vincenzo Tiberio, ha sottolineato come egli, in ogni sua destinazione, si sia prodigato per la tutela della salute degli equipaggi a lui affidati, dimostrando una visione straordinariamente precorritrice delle attuali norme di igiene e medicina preventiva. Nella sua opera, si evincono facilmente le qualità dell’osservatore, il metodo applicato alle rilevazioni e l’attenzione anche a dettagli non immediatamente coinvolti nella ricerca di igienista, che ha dimostrato la costante capacità di coniugare il rigore scientifico allo spirito di servizio proprio di un ufficiale medico della Marina”.

L’ammiraglio ispettore capo Giuseppe Abbamonte, comandante Logistico della Marina Militare, ha portato alla platea il suo saluto, introducendo il grande valore dell’ufficiale Tiberio e dei suoi studi: “Un esperto ricercatore, un militare italiano che ha dato un grande contributo alla lotta contro le infezioni, un esempio ancora attuale per i nostri ufficiali medici. La spiccata intuizione e l’attento occhio critico caratterizzanti l’operato di Vincenzo Tiberio pongono alla nostra attenzione un singolare parallelismo tra la sua storia, privata e professionale, e quella del nipote Ugo Tiberio, ufficiale del corpo delle Armi Navali della Regia Marina, i cui studi lo portarono a scrivere la “Equazione del Radar”. Entrambi uniti da un singolare e poco fortunato destino, quello cioè di non vedere riconosciute le loro grandi e geniali intuizioni e scoperte dai connazionali contemporanei, facendo sì che fama ed onori per le scoperte frutto del loro infaticabile lavoro e della loro genialità, fossero riservati a scienziati e ricercatori di altre nazionalità”.  


Approfondimenti:

Vincenzo Tiberio nacque a Sepino (CB) nel 1869 e visse per molti anni ad Arzano, in provincia di Napoli. Dopo aver condotto i primi studi nella città natale e quelli liceali nel capoluogo molisano, nel 1893 conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Napoli. Proseguì i suoi studi in ambito universitario, dando alle stampe molti lavori monografici che descrivevano le sue sperimentazioni. Nel 1895 anticipò la scoperta degli antibiotici: egli notò che la presenza di muffe nell’acqua del pozzo del cortile della sua casa di Arzano, proteggeva dalle infezioni gastrointestinali, che invece si presentavano quando il pozzo veniva ripulito. Attribuì quindi alle muffe un potere battericida ed espose le sue conclusioni nella pubblicazione “Sugli estratti di alcune muffe”, che tuttavia all’epoca non ottenne alcuna attenzione (osservazioni analoghe furono poi compiute da Fleming negli anni ‘30 e la scoperta degli antibiotici portò il medico inglese, con Howard Florey e Ernst Chain che seppero svilupparne le applicazioni, al conferimento del premio Nobel nel 1945).

Nel 1896 scelse la carriera militare ed il primo gennaio di quell’anno fu arruolato in qualità di “Medico di seconda classe” nella Regia Marina. Fu spesso imbarcato ed impegnato in molte missioni all’estero dove si dovette confrontare con varie epidemie di malaria e di vaiolo che riuscì sempre a fronteggiare egregiamente. Rientrato in Patria, proseguì i suoi studi che furono divulgati attraverso la stampa di altre pubblicazioni scientifiche. Nel 1904 fu promosso Capitano Medico e nel dicembre del 1908, a seguito del tragico terremoto di Messina, fece parte del team sanitario che fu imbarcato su una nave ospedale che lo Stato Maggiore della Regia Marina inviò appositamente nella città siciliana, a bordo della quale si distinse per professionalità ed abnegazione. Inviato successivamente in Libia, proseguì i suoi studi focalizzandoli sulle patologie tropicali ed il tifo, riuscendo a salvaguardare la comunità italiana di stanza a Tobruk grazie ad una efficace campagna di vaccinazione antitifica, da lui caldeggiata. In virtù di questo brillante successo fu promosso Maggiore Medico. Tornò in Italia nel 1914 per dirigere il Gabinetto di Batteriologia ed Igiene dell’Ospedale Militare di Venezia, quindi, il primo gennaio dell’anno successivo, fu chiamato a svolgere il medesimo incarico a Napoli, presso l’Ospedale Militare della Regia Marina a Piedigrotta. Una settimana dopo, a soli 45 anni, nella città partenopea fu stroncato da un improvviso infarto che privò la comunità scientifica italiana e la Regia Marina di un valente clinico, dotato di arguzia e grande professionalità. Nel 2015, il Dipartimento di Medicina e Scienze della Salute dell’Università del Molise è stato ufficialmente intitolato a Vincenzo Tiberio.

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