Vaiolo scimmie, al via campagna vaccinale: virus attivo nello sperma fino a tre settimane

Questa mattina, all’Istituto Spallanzani di Roma, sono iniziate le prime vaccinazioni in Italia contro il vaiolo delle scimmie. Lo fa sapere in una nota l’ospedale capitolino.

In accordo con la circolare del ministero della Salute del 5 agosto 2022, la vaccinazione non ha carattere di massa ma è diretta alle persone a maggior rischio di infezione da Monkeypox virus, come le persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (Msm), che rientrino in una serie di criteri di rischio, e il personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus.

Il vaccino è l’Jynneos (Mva-Bn), vaccino antivaioloso basato su virus vaccinico vivo, Ankara modificato, non replicante, approvato da Ema per la profilassi del vaiolo delle scimmie. Secondo il piano del ministero, alla regione Lazio sono state consegnate 1200 dosi.

L’Istituto Spallanzani, individuato dalla direzione regione Salute del Lazio come polo regionale per questa vaccinazione, ha iniziato già da sabato scorso a selezionare le persone candidate mettendo a disposizione una mail pubblica (vaccinomonkeypox@inmi.it), e contando sulla collaborazione della rete dei centri di malattie infettive, centri Hiv, ambulatori PrEP, centri per la salute sessuale presenti sul territorio regionale, e sul forte supporto delle associazioni Lgbtqia+, associazioni di lotta all’Hiv, e del checkpoint di Roma, presso le cui sedi sarà anche possibile la selezione delle persone a rischio, mediante protocollo condiviso con l’Istituto romano.

In questi due giorni sono già pervenute allo Spallanzani oltre 600 richieste di prenotazione spontanee e circa 200 sono già in appuntamento per la vaccinazione a partire da oggi. Grazie alla immediata risposta organizzativa della regione Lazio, della rete sanitaria e associativa regionale, dopo nemmeno 3 mesi dalla segnalazione dei primi casi in Italia, inizia una nuova fase di lotta e contrasto a questa epidemia, che il Who ha dal 23 luglio 2022 classificato emergenza sanitaria globale.

Il virus del vaiolo delle scimmie attivo nello sperma fino a tre settimane

Il virus del vaiolo delle scimmie è in grado di rimanere nello sperma fino a circa tre settimane dall’insorgenza dei sintomi. È il risultato emerso da uno studio a firma di alcuni ricercatori dell’Istituto nazionale per le malattie infettive (Inmi) Spallanzani di Roma, pubblicato su ‘Lancet Infectious Diseases.

I ricercatori si sono soffermati sullo spargimento virale in campioni di sperma raccolti tra 5 e 19 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi del Monkeypox da un caso confermato di virus diagnosticato presso l’ospedale capitolino.

IL CASO

Il caso studiato si riferisce ad un uomo di 39 anni, che ha viaggiato in Austria durante le prime 2 settimane di maggio 2022, identificato come Msm (‘Men who have sex with men’, ovvero uomini che fanno sesso con altri uomini), che ha riferito di aver avuto rapporti sessuali senza preservativo con diversi partner maschili durante il mese precedente.

Infetto da Hiv, l’uomo è stato ricoverato in ospedale cinque giorni dopo l’insorgenza dei sintomi, che includevano febbre, comparsa di lesioni papulari pruriginose a grappolo nella regione anale e singole lesioni su testa, torace, gambe, braccia, mano e pene. Il paziente non ha ricevuto alcun trattamento attuale per l’infezione da virus del vaiolo delle scimmie.

INFEZIONE CONFERMATA TRAMITE PCR

L’infezione da virus Monkeypox è stata confermata mediante Pcr in tempo reale su un tampone della lesione cutanea e una crosta raccolti il quinto giorno dopo l’insorgenza dei sintomi.
Il virus è stato isolato con successo in vitro, mentre sono stati raccolti campioni di plasma, urina e sperma per monitorare la durata della diffusione virale.

Il Dna del virus Monkeypox è stato rilevato solo nel plasma raccolto il giorno 8 dopo l’insorgenza dei sintomi, mentre i campioni di urina sono risultati negativi. Il Dna del virus Monkeypox è stato invece rilevato in tutti i campioni di sperma testati durante il periodo di osservazione.

I RICERCATORI DELLO SPALLANZANI

“Nel complesso- hanno spiegato i ricercatori dello Spallanzani– i nostri risultati supportano il fatto che lo spargimento prolungato del Dna del virus del vaiolo delle scimmie può verificarsi nel seme di pazienti infetti per settimane dopo l’insorgenza dei sintomi e mostrano che lo sperma raccolto nella fase acuta dell’infezione, ovvero il giorno 6 dopo l’insorgenza dei sintomi, potrebbe contenere una replicazione-competente del virus e rappresentano una potenziale fonte di infezione“.

“A nostro avviso- hanno concluso- il caso qui discusso sostiene che la trasmissione del virus del vaiolo delle scimmie durante l’attività sessuale potrebbe essere una via praticabile e riconosciuta, specialmente nell’attuale focolaio della malattia del 2022″.

(Dire)

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