Vaiolo scimmie, vaccini da soli non metteranno fine ad epidemia

“I vaccini da soli non metteranno fine all’epidemia di vaiolo delle scimmie, anche le persone a rischio dovranno agire”. Il direttore regionale dell’Oms per l’Europa, Hans Henri P. Kluge, ritorna sull’epidemia del monkeypox e aggiunge: “Sebbene la vaccinazione possa essere disponibile per alcune persone con rischi di esposizione più elevati, non è un proiettile d’argento”.

Nella regione europea dell’OMS il vaiolo delle scimmie ha colpito 37 paesi. Dal 13 maggio al 22 luglio sono stati segnalati solo in queste aree quasi 12.000 casi probabili o confermati, per lo più tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), di cui l’8% è stato ricoverato in ospedale.

Fortunatamente non si è verificato alcun decesso fino ad oggi.

“Al di là delle reti sociali e sessuali di MSM, è chiaro che i casi in altri gruppi della popolazione sono in aumento, comprese donne e bambini – alcuni dei quali potrebbero essere vulnerabili a malattie più gravi – anche se questi rimangano minimi. Mentre riconosciamo le incertezze su come si svolgerà questo focolaio, dobbiamo rispondere all’epidemiologia che ci sta di fronte, concentrandoci sulla modalità di trasmissione più dominante – il contatto pelle a pelle durante gli incontri sessuali – e sui gruppi a più alto rischio di infezione. In quanto tale- continua Kluge- la responsabilità di fermare questo focolaio è necessariamente una responsabilità congiunta e condivisa tra le istituzioni e le autorità sanitarie, i governi, le comunità colpite e gli stessi individui”.

Da qui l’Oms alzando l’attenzione su questa emergenza di sanità pubblica rivolge quattro richieste agli operatori sanitari: – “Rimuovere tutti gli ostacoli ai test, all’assistenza medica o alla vaccinazione. Qualsiasi barriera, grande o piccola che sia, agirà per impedire ai pazienti di farsi avanti. – Fornire informazioni chiare su come accedere alle cure, concedendo un congedo medico certificato ai pazienti per la durata del periodo infettivo in modo che possano isolarsi secondo necessità. – Essere consapevoli di cosa cercare. La presentazione dei casi può essere atipica e quindi prestare attenzione alla possibilità di vaiolo delle scimmie nella valutazione di qualsiasi paziente, in particolare ma non solo uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, e non solo pazienti con una storia di viaggio in aree in cui è noto che il vaiolo delle scimmie si sta diffondendo. – Rimuovere qualsiasi giudizio o stigma dal percorso del paziente; le lezioni dell’HIV/AIDS non devono essere dimenticate”.

L’Oms rivolge delle richieste anche alle persone attualmente a più alto rischio – uomini che hanno rapporti sessuali con uomini e soprattutto quelli con più partner sessuali: – “Scopri i fatti: sappiamo come si sta diffondendo la malattia e anche cosa si può fare per proteggersi. – Considera di limitare i tuoi partner sessuali e le interazioni in questo momento. Questo può essere un messaggio difficile, ma esercitare cautela può salvaguardare te e la tua comunità più ampia. – Sebbene la vaccinazione possa essere disponibile per alcune persone con rischi di esposizione più elevati, non è un proiettile d’argento e ti chiediamo comunque di adottare misure per ridurre tale rischio per il momento. – Se hai o pensi di avere il vaiolo delle scimmie, sei infettivo, quindi fai tutto il possibile per prevenire la diffusione della malattia. Isolati se puoi, non fare sesso mentre ti stai riprendendo e non partecipare a feste o grandi raduni in cui si verificheranno contatti ravvicinati. Ai ministeri della Salute e alle autorità sanitarie pubbliche, anche nei Paesi che non hanno ancora segnalato casi, l’Oms chiede infine di: – “Potenziare in modo significativo e rapido le capacità nazionali di sorveglianza, indagine, diagnostica e tracciamento dei contatti del vaiolo delle scimmie per aiutare a identificare e tracciare ogni possibile caso. È probabile che molti casi non vengano rilevati, alimentando ulteriormente l’epidemia. – Collaborare genuinamente con i gruppi e le comunità a rischio e i loro leader, compresi gli organizzatori di eventi comunitari come i festeggiamenti estivi del Pride, per sviluppare e diffondere messaggi cruciali volti a limitare la trasmissione e incoraggiare l’adozione dei servizi sanitari”.

(Rac/ Dire)

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