Vaiolo delle scimmie, Andreoni: “SSN potenzi strategia di diagnosi”

Al 22 giugno erano poco più di 3400 in Europa. A meno di un mese di distanza, al 12 luglio per l’esattezza, i casi confermati sono oltre 10600. L’Italia, con quasi 40 casi al giorno e 292 pazienti confermati, è tra i Paesi più colpiti dall’epidemia da Monkeypox o Vaiolo delle scimmie.

“Sebbene l’OMS non l’abbia ancora definita Emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale, si tratta della più grande epidemia registrata al di fuori delle nazioni africane, dove la malattia è endemica”, spiega Massimo Andreoni, Professore Ordinario di Malattie Infettive e Direttore Scientifico SIMIT che alla nuova malattia virale dedica il webinar ‘Il vaiolo delle scimmie: facciamo chiarezza’ realizzato in collaborazione con il provider di formazione ECM per medici e operatori sanitari Consulcesi Club.

Questo, diffuso inizialmente in esclusiva per i membri del Club, diviene ora corso di formazione a distanza (FAD) accessibile a tutti i professionisti della salute con l’obiettivo di supportare questi nel contrastare disinformazione e allarmismo.

Per il virus dalle origini ancora incerte, ma che sappiamo essere in circolazione almeno dal 2017, la parola d’ordine è ancora una volta ‘formazione’: “Abbiamo sentito parlare molto di ‘trasmissione sessuale’. Una definizione alquanto impropria per un virus che si può trasmettere invece attraverso le vie aeree e il contatto- spiega il dottore anticipando alcune delle “false credenze” affrontate e smantellate nell’evento online- viene da sé che sì, con l’atto sessuale, dal momento che vi è contatto, il virus può diffondersi ma non perché questo sia il principale canale che utilizza per farlo”.

“Anche in un continente complicato come può essere quello africano si riesce ad autolimitare proprio perché le persone sono ben informate, conoscono la malattia e sanno quello che si deve fare per evitare che questa si propaghi ulteriormente. Noi, in questo momento, non riusciamo a farlo altrettanto efficacemente perché, evidentemente, le persone non sono sufficientemente informate su quali siano i comportamenti da tenere. Non ci aspettiamo che la diffusione del virus raggiunga cifre da mettere in crisi il Sistema Sanitario, ma abbiamo imparato che è fondamentale non farsi cogliere impreparati”, aggiunge il Direttore Scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (SIMIT) che nel corso del webinar si sofferma sullo stato di salute del Servizio Sanitario Nazionale e alla sua capacità di contrastare un’eventuale, altra ondata di casi di infezione.

“È fondamentale avere un buon sistema di diagnosi ben distribuito su tutto il territorio. Fare riferimento ai centri specializzati per i casi ‘più anomali e difficili’ va bene, ma dovremmo attrezzare molti più laboratori lungo tutto il territorio per essere in grado di fare diagnosi precoci- aggiunge Andreoni- Ecco, nel rispondere alle esigenze diagnostiche temo siamo un po’ indietro al momento. E non perché non abbiamo le tecnologie o i sistemi per fare le diagnosi, anzi, ma perché questi non sono distribuiti adeguatamente sul territorio”. Il professore, rispondendo a dubbi e domande provenienti dal pubblico in ascolto durante l’evento riservato ai membri Club, affronta poi tematiche come la sintomatologia del virus, anche in relazione ad altri virus simili per manifestazione cutanea come l’Herpes zoster o la Varicella zoster, test diagnostici, terapie e antivirali, malattie esantematiche, vaccini, immunità specifiche e molto altro. “La ricerca e la prevenzione rimangono alla base della lotta contro ogni tipo di virus e avere risorse, strutture e sistemi sentinella sparsi lungo il territorio e pronti a riconoscere e fronteggiare eventuali diffusioni pandemiche deve rimanere tra le priorità del potenziamento del SSN anche passato il periodo di ‘emergenza-urgenza’”, conclude Andreoni.

(Com/Elc/ Dire)

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