Pronto soccorso insostenibili: lettera medici a Regione – AUSL

Turni e carichi di lavoro massacranti, code interminabili di pazienti e nessuna soluzione all’orizzonte. E’ questo, in sostanza, il succo della lettera inviata nelle settimane scorse da un gruppo di 20 medici degli ospedali di Bentivoglio, Budrio e San Giovanni in Persiceto, nella pianura bolognese, ai vertici dell’Ausl di Bologna e all’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini.

La missiva, spiegano gli stessi sanitari, vuole mettere in luce “alcune rilevanti problematiche che riguardano la nostra realtà attuale di Pronto soccorso”. Criticità che “stanno diventando croniche e che non sono più sostenibili, come dimostrano le recenti e ripetute dimissioni di medici di Pronto soccorso”. Secondo i firmatari della lettera, tra l’altro, “l’eventuale utilizzo di medici da cooperative non è in alcun modo una soluzione possibile, in quanto il lavoro di Pronto soccorso richiede una formazione e una conoscenza dei percorsi diagnostico-terapeutici che una cooperativa non può assicurare”.

Inoltre, aggiungono i medici dell’Ausl di Bologna, “vedere quanto in altre realtà queste figure vengano pagate, è svilente per la nostra professionalità”. I sanitari assicurano di essere “tutti consapevoli della ristrettezza cronica delle risorse disponibili”, ma è diventato necessario rendere noto “il nostro disagio quotidiano affinchè si possano individuare soluzioni e affinchè nessuno possa dire che è mancata da parte nostra la segnalazione di criticità dalle quali era prevedibile potessero scatutire eventi negativi”.

La situazione attuale, spiegano nella missiva indirizzata a Regione e Ausl di Bologna, ha portato “i medici strutturati a svolgere un surplus di lavoro, gravoso per quantità di ore e per aumentata complessità”.

All’interno del Pronto soccorso, come ad esempio a Budrio o a San Giovanni, “il medico strutturato diventa sovente l’unico registra di riferimento per l’assistenza ai pazienti- denunciano i firmatari della lettera- il carico di lavoro è gravato dalla prolungata gestione di pazienti anziani ad elevata complessità, dall’aumento di codici verdi e bianchi di pazienti non soddisfatti dal servizio di cure primarie troppo spesso inaccessibili, da turni spesso di 12 ore durante i quali è difficile anche fermarsi per la pausa pranzo. Ciò comporta un forte logorio psico-fisico, con un aumento dei rischi”.

Nei cosiddetti ospedali spoke, quelli cioè sul territorio della provincia di Bologna, negli anni è stata “attuata una politica di taglio di servizi e risorse- denunciano ancora i medici degli ospedali dell’area nord- delegando al personale medico di Pronto soccorso la gestione H24 di pazienti pediatrici e di pazienti in lungo degenza e chirurgia”, oltre alla “sorveglianza nella fascia notturna”. Questo “sovraccarico” ha fatto sì, tra l’altro, che “la formazione annuale si sia ridotta”.

(San/ Dire)

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