Pedopornografia, trovati migliaia di file: alcuni con minori under 5

Complessivamente 32 perquisizioni in tutta Italia, un arresto e 30 denunce. È l’esito dell’operazione “Luna”, condotta dalla Polizia Postale del Friuli Venezia Giulia e finalizzata al contrasto della pedopornografia online. Le indagini sono partite dall’analisi del materiale informatico sequestrato a un cittadino residente nella provincia di Udine, arrestato lo scorso anno e successivamente condannato per detenzione, divulgazione e produzione di materiale pedopornografico.

Poi, come spiega la la Questura di Trieste, “gli specialisti della Polizia Postale, tramite sofisticati software di analisi forense, sono riusciti a ricostruire la vasta rete di contatti che scambiavano con l’arrestato numerosi link con immagini e video riproducenti atti di sfruttamento sessuale in danno di minori, talvolta in cambio di immagini di ragazzine minorenni che il soggetto aveva nel tempo adescato, concentrandosi sulle vittime più fragili”. Attraverso il coordinamento del Centro nazionale di contrasto della pedopornografia online, è stato possibile attivare il network di cooperazione internazionale per reperire il massimo numero di elementi informatici per individuare gli utenti coinvolti. I risultati investigativi sono stati poi esposti al sostituto procuratore di Trieste, Lucia Baldovin, e al sostituto procuratore del Tribunale per i minorenni di Trieste, Francesca Portesan, e sono sfociati nelle 32 perquisizioni, eseguiti con la collaborazione di oltre 90 agenti operatori in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Sono stati così trovati migliaia di file pedopornografici, in cui erano coinvolti anche minori con meno di cinque anni.

Nel dar conto dell’esito delle perquisizioni, la Questura di Trieste evidenzia che “il trend nel contrasto alla pedopornografia online segna un costante aumento dei casi e purtroppo recentemente vede coinvolti nella detenzione e divulgazione di file illeciti anche minori di 18 anni”. Durante le perquisizioni effettuate nei confronti di alcuni soggetti minorenni è stata rilevata la presenza di software per l’anonimizzazione in rete, oltre alla creazione di chat in cui i ragazzi si proponevano quali intermediari a pagamento per la distribuzione di materiale pedopornografico all’interno di spazi cloud protetti. In altri casi i minorenni indagati, pur non essendo interessati alla diretta fruizione del materiale illecito, si erano resi protagonisti della divulgazione di materiale pedopornografico in favore di interlocutori a loro sconosciuti, dietro la rassicurazione di essere ripagati con premi e regalie.

(Mic/ Dire)

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