Covid, tac utile per diagnosi e monitoraggio danni polmonari

Comprendere e diagnosticare gli effetti nascosti che il virus può aver determinato dopo la guarigione è importante tanto quanto la diagnosi stessa della polmonite da Covid. Dai dati raccolti in questi due anni è emerso che diversi soggetti, pur con sintomi respiratori modesti durante la malattia, possono aver subìto danni polmonari in grado di determinare una perdita della capacità ventilatoria. L’infezione può infatti provocare una riduzione dell’elasticità del polmone, limitarne la corretta espansione, con conseguente riduzione degli scambi di ossigeno. Lo spiega, in una nota, l’IRCCS San Raffaele di Roma. Ruolo determinante, non solo nella fase di diagnosi ma anche nel monitoraggio a lungo termine dei pazienti, ha assunto in questo contesto la Tomografia Computerizzata (TC), più comunemente chiamata TAC.

“Negli ultimi due anni- illustra Daniele Vricella, medico radiologo all’IRCCS San Raffaele- la diagnostica TC ha assunto un ruolo molto importante nella diagnosi iniziale e nel monitoraggio di pazienti con polmonite interstiziale da Covid. In prima istanza è diventato l’esame che ha consentito di inquadrare le complicanze maggiori dell’infezione da Covid in ambito polmonare: appunto la polmonite interstiziale che- chiarisce- si caratterizza per l’interessamento infiammatorio dell’interstizio polmonare sotto forma di aree di ‘nubecole’ cosiddette di addensamento a vetro smerigliato, che caratterizzano la fase acuta e sub-acuta della malattia. Per cui, in questo ultimo anno- ribadisce- abbiamo eseguito, qui all’IRCCS San Raffaele di Roma, tanti esami di controllo e di monitoraggio a pazienti guariti da Covid attraverso la tac ad alta risoluzione del torace proprio per verificare il danno a distanza di questa polmonite interstiziale”.

“La fase acuta- prosegue l’esperto- guarisce, l’edema dell’interstizio polmonare si risolve, ma quello che rimane e che stiamo vedendo in tantissimi pazienti sono dei tralci fibrosi sicuramente più sottili ma comunque presenti, che interessano il mantello periferico dei polmoni, riducendone l’elasticità e portando a questi pazienti un deficit funzionale di tipo restrittivo. I polmoni si espandono, cioè, in maniera meno valida. Ci stiamo rendendo conto che questo tipo di danno a distanza nel paziente post Covid- chiarisce Vricella- ha un impatto clinico di un certo rilievo perché va a sommarsi, soprattutto se sono pazienti di età superiore ai 60 anni, al loro danno polmonare cronico. Quindi, questo tipo di esame di controllo a distanza nel post Covid per monitorare l’esito del danno polmonare sta diventando sempre più importante nel monitoraggio clinico e radiologico, chiaramente sotto la guida dello specialista pneumologo”.

(Arc/ Dire)

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