Stampanti e ricariche di inchiostro: le cartucce HP, Canon o di altre marche sotto inchiesta

A New York, un uomo ha intentato una causa nei confronti di un’azienda molto conosciuta che lo obbligava ad acquistare delle ricariche nuove. La vicenda ha riproposto all’attenzione del pubblico per l’ennesima volta la questione delle ricariche di inchiostro da usare nelle stampanti. Tutto è cominciato quando David Leacraft ha acquistato in un supermercato Walmart una stampante del marchio Canon. Si trattava di un modello multifunzione, con uno scanner integrato alla stampante. Dopo aver comprato il dispositivo, l’uomo si rese conto che lo scanner smetteva di essere funzionante nel momento in cui si esauriva l’inchiostro all’interno della stampante. Anche le altre marche hanno dimostrato comportamenti simili, basta pensare alla multa alla società HP, una controversia nata a causa delle limitazioni che l’azienda aveva imposto sulle cartucce HP per stampanti.

La limitazione di Canon

Non esiste una sola motivazione tecnica per la quale, in mancanza di inchiostro, uno scanner debba smettere di funzionare. Così Leacraft iniziò a pensare che Canon l’avesse fatto apposta: avesse, cioè, previsto sulla sua stampante una specifica limitazione in modo che i clienti non potessero far altro che acquistare delle ricariche per l’inchiostro nuove. In quel modello di Canon, infatti, si bloccava tutto senza la ricarica di inchiostro, nonostante i vari elementi che formavano la stampante non fossero collegati gli uni con gli altri. Ecco perché Leacraft non è rimasto a guardare ma ha deciso addirittura di portare Canon in tribunale: ha intrapreso un’azione legale di gruppo, cioè una class action, domandando 5 milioni di dollari come risarcimento.

Niente di nuovo sotto il sole

Non è una novità, per altro, che ci siano dei modelli di Canon in cui lo scanner smette di funzionare se non c’è l’inchiostro. Se si dà uno sguardo ai forum aziendali, si scopre che tanti consumatori si lamentano. Non è una questione di cartucce HP, Canon o di altre marche, ma un fatto di etica: almeno questo è ciò che pensa Leacraft, secondo cui Canon nel momento in cui presenta una stampante multifunzione afferma il falso se poi tutte le funzioni di bloccano quando una non è attiva. Ecco spiegato il motivo della class action.

Uno scontento diffuso

La notizia relativa a questa azione legale ha fatto rapidamente il giro del mondo, interessando molti appassionati di tecnologia: è comune e conosciuto lo stato di scontento che coinvolge tanti clienti di tutto il mondo rispetto agli accorgimenti che i produttori di stampanti adottano per obbligare i consumatori ad acquistare nuove ricariche di inchiostro. Si stima che in molti casi la vendita delle ricariche sia, per le aziende del settore, una fonte di guadagno addirittura superiore rispetto a quel che viene ricavato dalla vendita delle stampanti. Non è difficile intuire il motivo: una stampante si acquista una volta e poi dura tanti anni, mentre le ricariche vengono acquistate più spesso, con margini di guadagno superiori per i produttori.

Il comportamento dei produttori

Questa è la ragione per la quale da tempo i produttori provano a stimolare l’acquisto di ricariche nuove e al tempo stesso cercano di evitare che i clienti riempiano le cartucce vecchie con inchiostro nuovo o usino delle ricariche di terze parti.

Il modello Razor Razorblade Model

Alla base di questo meccanismo c’è un modello di business che, in realtà, viene impiegato in molti ambiti: per esempio i rasoi per la barba vengono venduti a prezzi vantaggiosi, perché poi il brand guadagna specialmente sulle lamette che vende. È per questo che si parla di Razor Razorblade Model, cioè modello rasoio lametta. Ma una situazione simile si verifica anche in altri settori: per esempio chi produce le macchine per il caffè in cialde fa profitti soprattutto con le cialde. Ma adesso, con la denuncia di un semplice uomo di New York, tante cose potrebbero iniziare a cambiare per sempre.

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Redazione

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