Uno sguardo sulla legge che regolamenta la cannabis light

Da diversi anni la Cannabis è oggetto di molti dibattiti circa il suo utilizzo e la sua commercializzazione. Ovviamente stiamo parlando della Cannabis light, quella cioè priva di THC e con un’alta percentuale di CBD. Sulla scia della rinnovata popolarità della Cannabis sativa, sono nati diversi punti vendita: dai classici negozi fisici, agli store virtuali. Su Justbob online, ad esempio, si possono trovare numerose informazioni circa la Cannabis light, oltre a prodotti derivanti dal CBD.

Molto entusiasmo gravita attorno alla canapa, per la sua coltivazione e il suo utilizzo, basti pensare che il mercato della Cannabis copre una fetta considerevole dell’economia italiana.

Ma dove c’è mercato ci sono leggi, e in questo articolo andremo ad evidenziare la normativa che regolamenta l’uso e il consumo della canapa, non prima però di aver dato uno sguardo ai suoi due principali metaboliti: il THC e il CBD.

THC e CBD

La canapa (Cannabis sativa, L. 1753) è una pianta dioica – caratterizzata dalla presenza di esemplari maschi e femmine – indicata come appartenente a un unico genere da Linnaeus nel 1753. Da allora sono state proposte diverse classificazioni e infatti si conoscono anche la Cannabis indica e ruderalis. Per un profano non è semplice distinguere le diverse varietà, ma ci sono alcuni indicatori che possono aiutare: la tipologia delle foglie (larghe o sottili), la percentuale di THC e di CBD e il rapporto che intercorre tra queste due sostanze.

Il tetraidrocannabinolo e il cannabidiolo sono i principali metaboliti della pianta Cannabis sativa e la loro concentrazione influenza la normativa vigente per la gestione della canapa.

Questo perché il tetraidrocannabinolo (THC) è uno stupefacente e induce dipendenza, a differenza del cannabidiolo (CBD) che non ha effetti psicotropi.

La Cannabis, in passato, era molto utilizzata in medicina, in particolare quella cinese, che per prima ha sfruttato le proprietà di questa pianta come rimedio per nausea, mal di testa, insonnia, disturbi gastrointestinali, finanche per i dolori del parto.

Questo grazie all’attività analgesica svolta da THC e CBD, i quali si vanno a legare ad alcuni recettori del sistema nervoso centrale, innescando così la risposta antidolorifica.

In seguito, la Cannabis venne sfruttata soprattutto per le attività ricreative, a causa degli effetti collaterali del THC che inducono alterazioni psicosomatiche.

Solo negli ultimi anni si è guardato alla Cannabis come ad un alleato per medicina e farmacologia, grazie soprattutto al CBD e alle sue proprietà.

Il cannabidiolo infatti, possiede capacità antinfiammatorie, antidolorifiche e antiossidanti, senza il rischio di provocare dipendenza o alterazioni psico-fisiche.

Proprio il rinnovato interesse per la Cannabis, ha reso necessario l’intervento di normative che ne regolamentassero la coltivazione e la commercializzazione.

Di seguito andiamo a descrivere le leggi in vigore in Italia riguardanti la canapa.

Il CBD e la legge italiana

Nel nostro Paese, secondo il testo unico degli stupefacenti (DPR 309/1990), è vietato il consumo, la vendita e la coltivazione di sostanze psicotrope, tra cui i derivati della Cannabis.

In realtà, quest’ultimi non sono considerati illegali di per sé, ma nella misura in cui contengono il THC, l’unico responsabile dell’azione psicotropa della pianta.

A distanza di anni però, ecco che la Legge si contraddice. Nel 2016 infatti, viene emanata una nuova normativa, la legge n. 242, entrata in vigore nel gennaio dell’anno successivo, la quale ammette la coltivazione di Cannabis sativa, addirittura la incoraggia. Nell’art. 1 della suddetta legge, si evince che la coltivazione di canapa è utile nel contrastare la perdita di biodiversità e l’impatto ambientale dell’agricoltura.

Si ma allora il THC? Secondo la legge 242/16, è consentita la coltivazione e la commercializzazione di Cannabis sativa contenente una percentuale di THC uguale o inferiore allo 0,2%, con tolleranza dello 0,6%.

Questa legge però si applica solo a favore delle colture di canapa che hanno i seguenti obiettivi:

  • coltivazione e trasformazione;
  • produzione di cosmetici e materie prime biodegradabili;
  • realizzazione di opere di bioingegneria, bonifica ambientale.

Nessuna menzione all’uso personale e nessuna menzione al CBD.

Questa legge getta ancora più incertezze circa il destino della Cannabis light.

L’intervento dell’UE

Le contraddizioni e le incertezze riguardo la regolamentazione della Cannabis sativa hanno spinto le istituzioni internazionali a farsi avanti e dissipare le ombre.

A fine 2020, infatti, l’Alta Corte di Giustizia dell’UE si è espressa in favore della Cannabis light (ovvero la Cannabis depotenziata, priva cioè del THC, e con alte concentrazioni di CBD), dichiarando che il cannabidiolo non è un farmaco narcotico. Via libera quindi alla vendita e al consumo di CBD e grazie all’intervento dell’OMS (l’organizzazione mondiale della sanità) l’ONU ha eliminato la Cannabis nell’elenco delle sostanze nocive.

Una decisione storica e una grande vittoria per la canapa, che finalmente può essere sfruttata al massimo delle sue potenzialità senza il timore di disobbedire alla legge.

Conclusioni

Che il CBD abbia effetti positivi sul nostro organismo ormai è cosa nota, e da oggi il suo utilizzo può avvenire in tutta tranquillità, senza il rischio di incorrere in sanzioni.

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Redazione

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