Segreto di Stato, FdI chiede di far luce sui documenti delle stragi di Bologna ed Ustica

La ricerca della verità di fronte a gravi episodi della storia italiana – come le stragi di Bologna ed Ustica – è resa ancora difficile con il perdurare del segreto di Stato su numerosi documenti che riguardano questi come altri drammatici episodi.

Sul tema torna – dopo una prima interrogazione presentata al Senato nel 2019 ed indirizzata all’allora presidente del consiglio, Giuseppe Conte – il sen. Claudio Barbaro (Fratelli d’Italia) con una nuova interrogazione nuovamente indirizzata al presidente del consiglio dei ministri, Mario Draghi, a firma congiunta con i senatori Nicola Calandrini, Giovanbattista Fazzolari, Daniela Garnero Santanchè, Patrizio Giacomo La Pietra, Isabella Rauti ed Achille Totaro.

«Durante il processo [per la strage di Bologna] in corso alla Corte d’assise di Bologna – si legge nel testo – i difensori dell’imputato chiesero di poter visionare, per motivi di giustizia ed indagine difensiva, gli atti, già secretati e classificati, relativi all’attentato accaduto a Bologna il 2 agosto 1980, nonché l’accesso ad alcuni documenti, anch’essi sottoposti a segreto, che fanno parte degli atti del procedimento penale sulla scomparsa in Libano dei giornalisti Italo Toni e Graziella de Palo, per vedersi rigettata la richiesta con missiva del 14 maggio 2019 a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri».

Il sen. Barbaro, con una interrogazione presentata il 29 ottobre 2019 chiedeva al Presidente del Consiglio, chiedeva motivi del rifiuto e «se ritenesse opportuno riconsiderare il segreto su tutti i documenti riguardanti, direttamente o indirettamente, le gravi stragi che hanno caratterizzato il periodo degli “anni di piombo” della storia del Paese, ed in particolare quanto ancora classificato e secretato sulla vicenda della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980».

Il segreto di Stato, precisano i senatori nel testo, «non può essere opposto ai fatti di strage, ai sensi della legge n. 124 del 2007, purtuttavia, non solo permane il segreto sulle evidenze della morte in Libano dei nostri connazionali Toni e de Paolo, la cui scomparsa è probabilmente legata alle stragi di Bologna e di Ustica, ma numerose documentazioni sono ancora sottoposte al “segreto funzionale”, che impedisce di utilizzare i documenti presenti negli archivi delle Commissioni d’inchiesta, come ad esempio quelli della Commissione “Mitrokhin”, istituita con legge n. 90 del 2002, della Commissione “Stragi”, istituita dalla legge n. 172 del 1998 o, finanche, delle Commissioni “Moro”, istituita con legge n. 597 del 1979, e “Moro2”, istituita con legge n. 82 del 2014».

«Il 2 luglio 2020 – continua l’interrogazione – il Consiglio di Presidenza del Senato ha approvato, all’unanimità, il proprio parere favorevole per sciogliere dal segreto funzionale su numerosi atti conservati negli archivi delle Commissioni parlamentari di inchiesta. Tale parere, tuttavia, non ha trovato accoglimento dalla Presidenza del Consiglio dei ministri che, in data 22 agosto 2020, reiterava il segreto funzionale».

Tale situazione costringe in situazioni di imbarazzante pendenza numerosi processi per i quali tali documenti non possono essere presi in considerazione nel dibattimento, pur essendo essenziali, e, di fatto, proseguendo in una evidente ostruzione della ricerca della verità da parte della magistratura. A ciò va aggiunto, come si legge, che «il presidente del consiglio dei ministri pro tempore Giuseppe Conte ha reiterato la secretazione sugli atti per altri 8 anni, seppur in occasione della ricorrenza dei 40 anni delle due stragi di Ustica e Bologna, pubblicamente si fosse prodotto in numerose dichiarazioni di circostanza, favorevoli alla declassificazione dei documenti».

I Senatori concludono l’interrogazione chiedendo al Presidente del Consiglio dei Ministri se «non ritenga opportuno riconsiderare il segreto di Stato ed il segreto funzionale su tutti i documenti riguardanti, direttamente o indirettamente, le gravi stragi che hanno caratterizzato il periodo degli “anni di piombo” della storia del Paese, ed in particolare quanto ancora classificato e secretato sulla vicenda della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980».

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