Carinola. Comunali, il PD lancia Giusy Di Biasio: al via le trattative. All’orizzonte lo scoglio socialista

C’è vita nel PD. A certificare che la versione carinolese del partito di Zingaretti non è tutta materia oscura, è arrivata la riunione semiplenaria di domenica sera. Esito e partecipanti sono stati resi noti con un comunicato abbastanza esaustivo ed in stridente contrasto col filone ermetico inaugurato da Fratelli d’Italia, per adesso incapace di fare scuola.

L’investitura ufficiale del campione che dovrà guidare la coalizione, nelle intenzioni ovviamente a trazione PD, non c’è ancora, ma inequivoco è il quadro indiziario che porta diritti a Giusy Di Biasio, incaricata di aprire il valzer delle trattative. Preciso il mandato: aggregare trasversalmente tutte quelle forze politiche e civiche compatibili con un programma di riscatto e rinnovamento del territorio.Voci di dentro sussurrano che la condivisione di tale linea non è stata priva di tentativi di interdizione, ma alla fine la sospirata unanimità è stata raggiunta.

Dunque, tutti in marcia nella stessa direzione. Padri e figli. Da Mario e Giusy Tuozzi, a Gennaro e Salvatore Mannillo, fino a Pasquale e Giusy Di Biasio, per la madre di tutte le battaglie: espugnare il comune di Carinola e (si spera) far garrire dal balcone del palazzo di città il vessillo del buongoverno. Non sarà facile, e il favore del pronostico, più che un incentivo ad accrescere il mordente, rischia di essere una morbida e distraente eco sulla quale cullarsi spavaldi per rialzarsi suonati.

La strada dell’aggregazione, infatti, si profila lastricata di insidie, fin dai primi incontri. In calendario,vi sono quello con Franco Di Biasio e Rino Di Cresce e l’altro, non annunciato ma nell’aria, con i cosiddetti socialisti di Oliviero. Cosa chiederanno queste due componenti per rispondere alla chiamata alle armi? Si vedrà. Ma è certo che i loro trascorsi segnalano un coefficiente di ruvidezza ostico da levigare.

Franco Di Biasio ha lasciato ampiamente trapelare di volersi giocare la rivincita: “vado avanti ha ribadito a più riprese”. Legittimo, per carità. Ma proprio la sconfitta di cinque anni fa, materializzatasi non per dirette responsabilità, quanto per l’influsso negativo esercitato da chi fa a pugni con la politica da quando era nella culla, dovrebbe indurlo a comprendere che, talvolta, per fare un passo avanti verso il traguardo del sucesso, bisogna farne uno indietro. Tutt’altro discorso quello che si prospetta con i socialisti. I quali, da quel fatale 1921 ad oggi, tanto in campo nazionale, quanto sul piano locale, hanno dimostrato in più di una occasione di avere una pronunciata familiarità con i venti della scissione. Certo, non si può non dirlo, sono stati un formidabile incubatore di uomini e donne che hanno fatto la storia d’Italia.

E sarà pur vero che a Carinola non hanno il primo Mussolini, ma è innegabile che Benito non gli manca. E neppure la fabbrica dei sindaci, che però necessiterebbe di una qualche revisione. Perché nata per produrre fasce tricolore in sequenza, lungi dallo sfornarle, buca clamorosamente l’appuntamento con l’elezione del consigliere comunale da tre tornate di fila, fattore che ne dovrebbe quotare al ribasso le aspirazioni.

Oggi il fuoriclasse dei socialisti si chiama Giovanni Di Gennaro, ormai da due lustri esperto di garofani a petalosità variabile, al quale però ancora non si riesce a trovare un ruolo consono. Toccherà a Giusy Di Biasio valutarne apporto e pretese e affidargli, nel caso, una parte in commedia.

E poi ci sarebbero i programmi, i grandi assenti di questa fase preelettorale.
Ma non deve meravigliare. Se a Roma si tratta da due mesi per le poltrone, perché non si può fare altrettanto anche a Carinola?

Sullo sfondo, gli avvoltoi della controparte, pronti a calarsi sul campo di macerie del nemico per arpionare trombati e scontenti e offrire loro un effimero palliativo.

P.P.

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