(FOTO) Aversa ai tempi del Coronavirus: il reportage fotografico di Salvatore Altobelli

Il reportage fotografico di Salvatore Altobelli per LaRampa.it sulla città di Aversa al tempo del Coronavirus.

Il silenzio. Le voci in lontananza di qualche bambino che gioca sul balcone. Il rumore delle catene di qualche vecchia bici che corre, anzi scappa, velocissima verso chissà dove?

Le sirene delle ambulanze a squarciare con maleducazione quello stesso silenzio che spaccava i timpani per la sua essenza. Per l’assenza.

I passi rapidi di fantasmi in mascherina, fantasmi spaventati piuttosto e non spaventosi.

Porte chiuse, finestre chiuse, saracinesche abbassate e poche luci, poche voci, pochi suoni.

La voglia di guardare in faccia quelle rare persone che che vagano, come spettri senza luogo, svanita col sorriso di chi, all’improvviso, si è ritrovato prigioniero di un nemico senza volto, senza cuore e senza alcuna pietà a far strage di vita, di vitalità e di buoni sentimenti.

Non ho visto l’anima di questa città quando ho scelto di fotografarla. Non ho sentito il battito del suo cuore.

Tutto mi è sembrato sospeso, sordo, tristemente ovattato. Un limbo deserto, con presenze inquiete, con il niente in attesa del tutto.

Involucri vuoti ho visto e involucro vuoto mi sono sentito anch’io.

Spaventato, spiazzato, disorientato e, appunto, svuotato.

Come le piazze, le strade, i cortili, la gente…

Una guerra senza bombe, una storia mai scritta.

Ho visto stolti.

Ho visto eroi.

Ho visto il terrore e la strafottenza.

Ho visto, purtroppo, anche la morte.

Ho visto ed ho sentito il dolore di chi non ha avuto negato un saluto ai propri cari andati via. Ho vissuto abbracci negati, lacrime inconsolabili, anime separate senza dirsi addio.

Ho visto famiglie aggrapparsi ad un televisore, ogni giorno, ogni sera, in cambio di una parola di speranza.

Reportage video-fotografico a cura di Salvatore Altobelli

Ho visto gente fare la conta dei morti come fosse il conto della serva.

Ho visto sguardi diffidenti, volti incattiviti e persone buone.

Ho visto file per comprare il pane. I numeri. L’attesa.

Ho visto gente per bene fare i santi in silenzio ed ho visto pagliacci fare gli eroi con le gesta degli altri.

Ho visto i tanti buoni, ho visto i puri di cuore e poi ho visto i cantori di se stessi.

E’ la mia città, coi sentimenti amplificati, con i bravi che son più bravi e con gli sciacalli più sciacalli.

E’ la mia città, in guerra col mostro e con se stessa, che pian piano si rialza, nonostante tutto, nonostante tutti, perché è grande, è viva, è fiera…

Salvatore Altobelli
Fotografo

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Redazione

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