Fioramonti si dimette da ministro: pronto anche a lasciare M5S

Avrebbe voluto dimettersi il 23, subito dopo l’ok della Camera alla manovra. Poi Lorenzo Fioramonti si è preso qualche altro giorno, ma stasera ha consegnato al premier Conte la lettera di dimissioni. Alla ripresa dei lavori parlamentari – come riporta l’AGI – alla Camera dovrebbe essere poi ufficializzata anche la decisione di una decina di deputati M5s di lasciare il gruppo per iscriversi nel Misto, senza però far mancare il sostegno all’esecutivo Conte.

48 ore dopo la definitiva approvazione della legge di Bilancio con voto di fiducia, Fioramonti avrebbe tirato le sue conclusioni e gia’ consegnato, a quanto risulta all’AGI, la sua lettera di dimissioni nelle mani del premier Conte. Alla base di questa scelta, pochi fondi al MIUR nella nuova manovra appena approvata.

ANSA / CIRO FUSCO

“La verità è che sarebbe servito più coraggio da parte del Governo – ha scritto su Fb l’ex ministro dell’Istruzione -, per garantire quella ‘linea di galleggiamento’ finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca. Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica”. La sera del 23 dicembre, ho inviato al Presidente del Consiglio la lettera formale con cui rassegno le dimissioni da Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Mi sono ovviamente messo a completa disposizione per garantire una transizione efficace al vertice del Ministero, nei tempi opportuni per assicurare continuità operativa. Per rispetto istituzionale, avevo deciso di attendere qualche altro giorno prima di rendere pubblica la decisione, ma visto che ormai la notizia è stata filtrata ai media, mi sembra giusto parlare in prima persona. Prima di prendere questa decisione, ho atteso il voto definitivo sulla Legge di Bilancio, in modo da non porre tale carico sulle spalle del Parlamento in un momento così delicato. Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note: ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza. Mi sono impegnato per rimettere l’istruzione – fondamentale per la sopravvivenza e per il futuro di ogni società – al centro del dibattito pubblico, sottolineando in ogni occasione quanto, senza adeguate risorse, fosse impossibile anche solo tamponare le emergenze che affliggono la scuola e l’università pubblica. Non è stata una battaglia inutile e possiamo essere fieri di aver raggiunto risultati importanti: lo stop ai tagli, la rivalutazione degli stipendi degli insegnanti (insufficiente ma importante), la copertura delle borse di studio per tutti gli idonei, un approccio efficiente e partecipato per l’edilizia scolastica, il sostegno ad alcuni enti di ricerca che rischiavano di chiudere e, infine, l’introduzione dell’educazione allo sviluppo sostenibile in tutte le scuole (la prima nazione al mondo a farlo). L’economia del XXI secolo si basa soprattutto sul capitale umano, sulla salvaguardia dell’ambiente e sulle nuove tecnologie; non riconoscere il ruolo cruciale della formazione e della ricerca equivale a voltare la testa dall’altra parte. Nessun Paese può più permetterselo. La perdita dei nostri talenti e la mancata valorizzazione delle eccellenze generano un’emorragia costante di conoscenza e competenze preziosissime, che finisce per contribuire alla crescita di altre nazioni, più lungimiranti della nostra. È questa la vera crisi economica italiana. Alcuni mi hanno criticato per non aver rimesso il mio mandato prima, visto che le risorse era improbabile che si trovassero. Ma io ho sempre chiarito che avrei lottato per ogni euro in più fino all’ultimo, tirando le somme solo dopo l’approvazione della Legge di Bilancio. Ora forse mi criticheranno perché, in coerenza con quanto promesso, ho avuto l’ardire di mantenere la parola. Le dimissioni sono una scelta individuale, eppure vorrei che – sgomberato il campo dalla mia persona – non si perdesse l’occasione per riflettere sull’importanza della funzione che riconsegno nelle mani del Governo. Un Governo che può fare ancora molto e bene per il Paese se riuscirà a trovare il coraggio di cui abbiamo bisogno.  Il tema non è mai stato “accontentare” le mie richieste, ma decidere che Paese vogliamo diventare, perché è nella scuola – su questo non vi è alcun dubbio – che si crea quello che saremo. Lo sapeva bene Piero Calamandrei quando scriveva che “se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento, della Magistratura, della Corte Costituzionale”. Alle persone con cui ho lavorato, dentro e fuori dal Ministero, dalla viceministra e sottosegretari ai tanti docenti, sindacati, imprese e fino all’ultimo dei dipendenti, va tutto il mio ringraziamento per avermi accompagnato in questo percorso. Alle ragazze ed ai ragazzi che fanno vivere la scuola e l’università italiana chiedo di non dimenticare mai l’importanza dei luoghi che attraversano per formarsi, senza arrendersi alla politica del “non si può fare”. Come diceva Gianni Rodari, dobbiamo imparare a fare le cose difficili. Perché a volte bisogna fare un passo indietro per farne due in avanti. Il mio impegno per la scuola e per le giovani generazioni non si ferma qui, ma continuerà – ancora più forte – come parlamentare della Repubblica Italiana”.


Dimissioni Fioramonti, Sgarbi: “Apprezzo sua decisione: indicano i gravi limiti del Governo su istruzione e cultura”

Vittorio Sgarbi esprime solidarietà al ministro dimissionario dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.

“Lo aveva promesso in Parlamento e lo ha fatto. Apprezzo – osserva Sgarbi – la sua decisione che indica i limiti gravi del Governo rispetto ai temi dell’istruzione e della cultura. La coerenza del ministro indica che la sua non era una minaccia propagandistica ma una presa di coscienza di un limite oggettivo e insuperato. Io stesso – spiega Sgarbi – avevo suggerito al ministro e dunque al Governo la possibilità di recuperare un finanziamento di 3 miliardi di euro dall’inverosimile spesa (50 miliardi di euro!) prevista per le cosiddette energie rinnovabili, che sono, sulla base di quello che le inchieste ci hanno rivelato in questi anni, una colossale truffa gestita dalla mafia. Il Governo – aggiunge Sgarbi – aveva dunque la possibilità di soddisfare le richieste e del ministro e non lo ha fatto. Le sue dimissioni – conclude Sgarbi – dunque non appaiono una generica minaccia ma una reale contrapposizione culturale”.


Dimissioni Fioramonti, on. Gigi Casciello (Forza Italia): «Ora una scelta fuori dai partiti, perché il ministro dell’Istruzione non può essere piegato alle logiche stataliste e settarie dei 5stelle».

«Era l’inizio di ottobre quando, nel sottolineare l’improbabile approccio avuto al suo ruolo, invocai le dimissioni di Lorenzo Fioramonti, ministro della (d)Istruzione del governo giallorosso. Oggi, con qualche mese di ritardo, questa inevitabile ipotesi si è materializzata, e ora auspico una scelta fuori dai partiti perché il ministro dell’Istruzione non può essere piegato alle logiche stataliste e settarie dei 5stelle». Lo afferma l’onorevole Gigi Casciello, deputato di Forza Italia e componente della VII Commissione – Cultura, Scienze, Istruzione – alla Camera.

«La decisione di Fioramonti è irresponsabile per le immediate scadenze amministrative e concorsuali della scuola italiana – prosegue il parlamentare azzurro -. Non resta che auspicare una scelta competente e di garanzia, perché l’Istruzione, non con la “d” ma con l’iniziale “I” e pure maiuscola, è il cuore di questo Paese, la speranza per le nostre generazioni future, affinché crescano con una formazione solida e in grado di valorizzare studi e talenti, non con l’unico faro dell’ossessione del consenso social cui i grillini sono assuefatti», conclude l’onorevole Casciello.


“Non sentiremo la mancanza del ministro Fioramonti, che avrebbe dovuto rassegnare le sue dimissioni già da tempo per i suoi post ignobili e deliranti contro le Forze dell’Ordine e le donne. Lo ha fatto solo dopo l’approvazione della manovra, ammettendo il fallimento su scuola e università di un Governo guidato da un professore”. E’ il commento della leader di FdI, Giorgia Meloni.

“La sua eredità è un pessimo decreto scuola e la sciagurata invenzione di sugar e plastic tax, due folli tasse che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro in Italia. Senza contare la sua proposta di aumentare l’Iva, come ci riportano alcune indiscrezioni di stampa di queste ore. Se ne va uno dei peggiori ministri che l’Italia repubblicana abbia avuto. E ora questo Governo faccia un altro bel regalo agli italiani: vada a casa”.

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