Aversa. Congrega SS. Rosario, aumentano misteri ed interrogativi sui soldi finiti a Don Clemente Petrillo

Anche a Natale continua la nostra inchiesta sugli strani movimenti di danaro della Congrega del Santissimo Rosario. Somme riapparse per puro caso su un conto corrente intestato a Don Clemente Petrillo.

Encomiabile l’intervento del Vescovo Spinillo il quale si sta prodigando per portare alla luce tutte le verità sulla gestione quanto meno “allegra” di somme di danaro della Congrega in parte finite sul conto di Don Carmine Petrillo in parte sparite nel nulla in oscuri meandri. Ma il nostro articolo di oggi mira a fare chiarezza su alcuni punti ben circostanziati per far in modo che il lettore possa ben comprendere la portata della situazione e i termini della questione.

Ieri abbiamo pubblicato un articolo che raccontava la volontà del Vescovo di diventare Guida Spirituale della Congrega, circostanza dichiarata alla presenza di numerosi testimoni.

http://www.larampa.it/2019/12/23/aversa-san-domenico-don-clemente-petrillo-potrebbe-non-essere-piu-il-padre-spirituale-della-congrega-del-ss-rosario/

Questa mattina, con un comunicato stampa della Diocesi, ci veniva comunicato che:

“non c’è stata alcuna rimozione di don Clemente Petrillo dal ruolo di Padre spirituale della Congrega. Nella citata riunione dello scorso 21 dicembre, il Vescovo, dialogando amabilmente con i Confratelli della Congrega, ha reso noto che, avendone già parlato con lo stesso Don Clemente e in accordo con lui, avrebbe pensato di assumere personalmente il compito di Padre spirituale al solo scopo di poter meglio comprendere, nel dialogo con ciascuno, la causa e gli sviluppi delle tensioni che ultimamente stanno corrodendo dall’interno i rapporti tra i confratelli della Congrega“.

Dunque quanto riportato nel nostro articolo riporta la verità ed è stato confermato anche dalla Curia. Il Vescovo ha mostrato l’intenzione di sostituire Don Clemente nella guida spirituale della congrega.

Continuava ancora il comunicato:

“il deposito di una consistente somma di denaro (circa 175mila euro certi + 25mila da accertare)  di proprietà della Confraternita del SS. Rosario su un conto corrente bancario acceso presso lo IOR, e distinto da quello in uso ordinario, fu fatto tempo fa dallo stesso Mons. Don Clemente Petrillo e dall’allora Priore della Congrega al solo scopo di custodire quel denaro evitando di attingervi per altre spese ordinarie e garantire così meglio l’interesse della stessa Congrega. Pertanto quel denaro rimane nella disponibilità della Congrega transitando, ora, sul conto usato perla gestione ordinaria sotto la diretta responsabilità e vigilanza dei confratelli secondo le leggi e le norme in vigore”

http://www.larampa.it/2019/12/24/aversa-caso-don-clemente-congrega-ss-rosario-interviene-la-diocesi/

E qui c’è bisogno di chiarire e precisare alcune cose dato che a  noi piace parlare “iuxta alligata et probata“.

Precisiamo che i fatti risalgono ad epoca precedente il mandato del Vescovo Spinillo e cioè all’epoca di Mario Milano. Pertanto bisogna chiarire che contrariamente a quanto affermato dalla Curia, i Confratelli non hanno mai avuto ne il controllo ne la disponibilità di tali soldi ma hanno scoperto l’esistenza di tali somme, poco tempo fa, a seguito del ritrovamento casuale di un estratto conto. Con sommo stupore si è avuto modo di constatare che presso la Credem di Aversa filiale di Piazza Municipio era aperto un conto corrente a nome della Congrega e che tutta la documentazione, invece di arrivare alla sede legale dell’ente religioso, veniva recapitata via Seggio presso l’ex Priore Gaetano Improta. Su tale conto nell’arco degli anni erano transitate somme da capogiro.

Gaetano Improta è stato Priore della Congrega ininterrottamente per 12 anni ed era uomo di fiducia di Don. Clemente Petrillo. I bilanci economici della congrega sotto il suo mandato sotto attualmente ignoti e oscuri. Lo stesso non ha mai consegnato nessun documento contabile ne al nuovo Priore ne all’attuale Commissario nominato dal Vescovo.

Ed ora spieghiamo il nocciolo dei fatti che poco spazio lasciano ad interpretazioni. Fatti che per la loro natura lasciano stupefatti e danni adito alle più suggestive supposizioni.

E siamo qui a spiegarci con numeri provati documentalmente. In data 30 maggio 2006, Gaetano Improta lascia la sua abitazione e placidamente si dirige presso Piazza Municipio. In mano porta una busta. La busta non contiene un acquisto ma la considerevole somma di 200mila euro in contanti. Tali soldi vengono depositati sul “misterioso” conto corrente acceso presso la Credem di Piazza Municipio. Ci chiediamo se in banca qualcuno si sia preoccupato di chiedere la provenienza di tali soldi e il motivo di quell’insolito versamento.

Due giorni dopo, il primo giugno 2006, sempre l’Improta – senza alcuna autorizzazione da parte della congrega (allo stato nessun documento giustificativo è stato rinvenuto) acquista titoli Credem per 250mila euro – mezzo miliardo delle vecchie lire!

L’investimento frutterà una cedolare trimestrale di circa tremila euro.

Dopo tre anni Improta Gaetano rientra dell’investimento e sul conto vengono riaccreditati i 250 mila euro.

Ma qui inizia la cosa strana! In data 30 gennaio 2009 viene emesso un assegno di 25 mila euro di cui allo stato non si è in grado di fornire indicazioni. Vengono poi fatti a favore di Don Clemente Petrillo i seguenti bonifici accreditati presso la banca Vaticana IOR:

  • 24mila euro il 28-1;
  • 24mila euro il 6-2;
  • 24mila euro il 7-2;
  • 24mila euro il 8-2;
  • 24mila euro il 9-2;
  • 24mila euro il 10-2;
  • 20mila euro il 11-2;
  • 15mila euro il 12-2;

Il tutto per un totale di versamenti sul conto personale di Don Clemente Petrillo di 175mila euro.

E, scusatemi se sono ripetitivo ma la giustificazione attuale a tali versamenti è: “il deposito di una consistente somma di denaro di proprietà della Confraternita del SS. Rosario su un conto corrente bancario acceso presso lo IOR, e distinto da quello in uso ordinario, fu fatto tempo fa dallo stesso Mons. Don Clemente Petrillo e dall’allora Priore della Congrega al solo scopo di custodire quel denaro evitando di attingervi per altre spese ordinarie e garantire così meglio l’interesse della stessa Congrega”.

Deve essere chiaro che se malauguratamente Don Clemente fosse passato a miglior vita, questi soldi sarebbero stati incassati dagli eredi senza che la Congrega nulla potesse rivendicare.

Dunque, le domande che ci poniamo sono tantissime – evitare di attingere a chi? Perché avrebbe dovuto custodirli Don Clemente? Perché il tutto è stato versato su un conto intestato a Don Clemente? Don Clemente non aveva fiducia di Improta? L’interesse della Congrega è quella di non conoscere l’esistenza di questo tesoretto?

Appare del tutto evidente che la giustificazione edotta fa acqua da tutte le parti, anche in considerazione che è stato un puro caso scoprire l’esistenza di tale conto corrente.

Va da se che la Congrega del Santissimo Rosario gestisce presso il cimitero di Aversa 1950 loculi nella Cappella del Rosario Nuovo e 650 circa presso il Rosario Vecchio (Le Cucciulelle). Tale gestione ha generato negli anni movimenti per milioni di euro.

Gestione che allo stato è da considerare assolutamente imbarazzante o quantomeno allegra dato che presso la Congrega non esiste alcun documento. Documenti che se esistenti, pare siano custoditi dall’ex Priore Improta e che lo stesso si rifiuta di consegnare.

Cosa nascondono questi conti? a cosa sono serviti quei soldi?

Come pure allo stato non si conosce che fine hanno fatto 61 milioni di vecchie lire incassati dalla Congrega per una esproprio parziale di un terreno sito presso l’uscita di Aversa Nord dell’asse mediano. Come pure si ignora a chi paghi il canone e quanto paghi il conduttore.

Ma la storia non finisce qua. C’è chi è pronto a scommettere che possano apparire miracolosamente altri conti correnti e altri documenti compromettenti.

Tra chi è profondo conoscitore di fatti ecclesiastici c’è ci ha raccontato di casi analoghi avvenuti altrove dove operazioni simili erano servite a creare dei veri e propri fondi neri o a generare un vero e proprio riciclaggio.

Stefano Montone

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