Aversa. Cenni storici sul Chiostro di San Domenico

L’attuale chiostro grande del complesso conventuale di San Domenico risale a Carlo I° d’Angiò, che affidava il sostegno della Corona anche all’azione dei Padri Domenicani che tacciavano di eresia i nemici della stessa, esso è caratterizzato dalla presenza di una strada “consolare” romana, rinvenuta durante i lavori di ristrutturazione e restauro (eseguiti dal progettista e direttore dei lavori arch. Arturo Pozzi) dove sono emersi i resti di detta strada formata da lastre in pietra basaltica, il chè non può che rimandare a quanto anche le scritture agiografiche riferite a San Paolo. 

esempio di strada romana

San Paolo che nel suo cammino verso Roma sostò in questo “villaggio” preesistente che per vari secoli mantenne la destinazione a centro di scambi commerciali, ubicati appunto a ridosso dell’intersezione della predetta strada consolare con l’altra che si articolava verso San Lorenzo ad Septimum, tutto ciò riportato nella tavola Peutingeriana. 

Questo quanto alle origini, poi successivamente con dominazione Normanna l’attuale sito di San Domenico divenne il palazzo del Conte Rainulfo Drengot inglobando le vecchie strutture romane. 

E’ da dire che l’ex complesso di San Domenico divenne con la caduta della dominazione Sveva e l’uccisione per decapitazione di Corradino di Svevia (ultimo Re Normanno) avvenuta nella piazza del Mercato di Napoli, il Papa ordinò la cosiddetta “DANNATIO MEMORIE”, ossia la cancellazione di ogni traccia del passato periodo Normanno, per cui in Aversa il complesso venne assegnato ai frati Domenicani. 

Secondo la tesi dell’arch. Pozzi, la collocazione è chiaro segno di identificazione dei nuovi centri di potere. 

Alla luce di tanto si comprende l’anomalia della scelta di Carlo I° d’Angiò di tale sito, che mortificava la preesistente parrocchia di Sant’Antonino, scelta che circa un ventennio dopo, Carlo II° d’Angiò conferma, dando così seguito alle scelte politiche del padre. 

Il complesso conventuale investe tutta l’area disponibile i cui confini determinano la diversificazione delle tipologie costruttive adottate; vengono realizzate strutture voltate in tutte le parti del complesso ove lo spazio disponibile consente di realizzare condizioni statiche di equilibrio, lungo l’attuale Via Frattini ove l’edificato si spinge sino al limite del confine stradale, viene adottato un sistema architravato costituito da solai in legno che scaricano su arconi in pietra. 

In tale zona, al piano terra, viene realizzata la grande sala del refettorio ed al piano superiore il salone che distribuiva le celle affacciate sul cortile del chiostro. E’ proprio questa parte del convento che subisce le alterazioni ed i danni più significativi. Tra la fine dell’ 800 e gli anni ’70 questa parte del convento viene stravolta. 

Nel 1881 l’Amministrazione Comunale, dovendo procedere alla sistemazione e completamento delle opere fognarie del Centro della Città, pensò bene, attesa “la strettezza della via”, di attraversare il complesso conventuale con un collettore fognario, le cui dimensioni si possono evincere dalla sezione rinvenuta nell’archivio del Genio Civile di Caserta. 

Collettore che sarà, ed ancora lo è, causa dei dissesti fondali che interessano il complesso. 

Dopo la seconda soppressione, acquisito definitivamente il convento al demanio, viene realizzato un vasto programma di opere per adattarlo a nuove funzioni: “la scuola elementare, gli uffici del Registro, la Casa Comunale”. 


 

 

 


Alfredo Maria Pozzi

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