Roma. Referendum Atac, CasaPound: “Non andate a votare, privatizzazione non è soluzione”

“Non andate a votare al referendum su Atac. Il quesito è posto male. Pertanto auspichiamo che non venga raggiunto il quorum”. Così CasaPound Italia, in una nota, commenta il referendum che si terrà a Roma domenica 11 sulla privatizzazione di Atac, l’azienda dei trasporti capitolina. “La privatizzazione non è la soluzione. E’ sotto gli occhi di tutti come Roma Tpl, il consorzio privato che gestisce le linee bus periferiche, pari a circa il 20 per cento del servizio di superficie capitolino, sia riuscito a fare peggio del pubblico: disservizi, nessuna tutela per i lavoratori, stipendi non pagati e conseguenti scioperi ancora più selvaggi. Il tutto a danno dei cittadini, esasperati da una rete inefficiente, dalle continue interruzioni del servizio, dal fatto che se piove si allagano le stazioni della metro e che un venerdì sì e uno no”, spiega Davide Di Stefano, responsabile romano di CasaPound.

“C’è il rischio che i cittadini – prosegue Di Stefano – proprio a causa di questo scenario disastroso e perché vittime della disinformazione, votino a favore della privatizzazione. Non è un caso che dietro questa operazione ci siano i partiti più sfrenatamente liberisti, come Radicali e Pd, che credono più nelle leggi della concorrenza e del mercato che nel dovere da parte di un ente pubblico di garantire efficienza e qualità del servizio. Non dobbiamo aspettare che si verifichi un’altra tragedia come quella di Genova, dove ponte Morandi è crollato perché gestito dal privato – Autostrade per l’Italia – che ha puntato tutto sul profitto e zero su manutenzione e controlli, per capire che i trasporti di Roma non devono finire nelle mani di ha interesse solo a distribuire dividendi”.

“Quello che bisogna fare, per tutelare i lavoratori, per garantire un buon servizio ai cittadini e per non lasciare tutto nelle mani di chi pensa solo ad arricchirsi, è razionalizzare le spese, ottimizzare l’impiego del personale, potenziare manutenzione e controlli, mettere i dipendenti in esubero sui mezzi a verificare se i passeggeri siano muniti di titolo di viaggio, creare indotto aumentando pulizia e sicurezza. Nessun taglio, nessun licenziamento, ma basta sprechi, basta privilegi e stipendi d’oro – fissando un tetto massimo per i dirigenti e i manager – e soprattutto basta scioperi del fine settimana. In tal senso – conclude Di Stefano – la sindacalizzazione dei lavoratori del settore non deve essere un alibi per sottrarsi agli obblighi contrattuali”.

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