Rugby Serie C2/M. Giuseppe D’Aniello il giovane talento dello Spartacus RSC

Giuseppe D’Aniello, giovane talento. la cui dedizione e volontà di mettersi in gioco lo rendono un esempio da seguire anche per gli “anziani” della squadra. Giuseppe è un ragazzo che, a soli 20 anni, ha deciso di rimboccarsi le maniche e darsi da fare insieme al padre nell’azienda bufalina di famiglia a Cancello ed Arnone. Lascia da parte tutto ciò che oggi i ragazzi della sua età reputano fondamentale, per un lavoro che lo impegna diverse ore al giorno e che non lascia molto spazio agli svaghi.

Parlare con lui del rugby emoziona chi lo ascolta, a riprova del fatto che, anche se ha iniziato relativamente da poco a giocare, questo sport gli ha rubato il cuore e mette tanta passione in campo.
Si è avvicinato a questo sport appena tre anni fa grazie ad un giocatore/dirigente Spartacus, a cui Giuseppe rivolge un sentito grazie per averlo affacciato ad un mondo cosi vario.

Cosa vuol dire per te giocare a rugby?
Giocare a rugby per me rappresenta un’opportunità di crescita personale. Giocare mi permette di azzerare i problemi , è una ottima valvola di sfogo.

Cosa hai provato quando hai segnato la tua prima meta?
Quando ho segnato la prima meta, dopo ben due anni, mi sono sentito soddisfatto, non solo per me, ma per la squadra. Quella meta rappresentava il frutto di tutti i miei sforzi e tutto l’impegno che ci avevo messo.

Qual è il tuo obiettivo per questo campionato?
Il mio obiettivo resta ancora un’incognita. Grazie al tecnico Cioffi e ad un campo tutto nostro, siamo migliorati esponenzialmente e i risultati ci danno ragione. Questo cambia gli obiettivi.

Giocare con tuo fratello nella stessa squadra è un’esperienza che vi unisce o crea competizione tra voi?
Giocare nella stessa squadra con mio fratello è una fortuna. Inizialmente si è accesa una forte competizione, ma adesso siamo più uniti sia in campo che fuori.

Credi che questo sport abbia migliorato il tuo modo di porti nella vita di tutti i giorni?
Praticare il rugby ha rafforzato molto il mio carattere. Prima, anche se fisicamente sono grande e grosso, ero ‘fragile’, timido. Adesso affronto i problemi diversamente e comunque so che con me ci sono 20 compagni di squadra che rendono tutto più facile.

Giuseppe è una grande risorsa per questa squadra, per la sua famiglia e per gli amici. Perché in campo, come nella vita, prima delle gambe parte il cervello, ma prima ancora deve partire il cuore. È il motore di ogni cosa, quando le cose si fanno con il cuore allora non si può sbagliare.

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Redazione

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