La Storia di Aversa. Il tesoro sepolto di Via Diaz

Verso gli inizi del Novecento, fu rinvenuto ad Aversa un piccolo tesoro, che constava in sei monete antiche, fra cui cinque d’oro, ed una di mistura d’argento. Furono rinvenute da alcuni operai mentre risistemavano l’allora ”Contrada Jacini” (attuale Via Diaz), che conduceva alla Stazione Ferroviaria.

Intanto che gli operai smuovevano una siepe, la quale rientrava nei terreni del Barone Scoppa, alla scoperta dei suddetti soldi, si aggiunse la sorpresa che il loro numero cresceva, fino ad arrivare al ritrovamento di quattordici monete. Non molto lontano da quel sito, nella notte, fu rinvenuta anche molta immondizia, tra cui: tegole di creta, rottami e recipienti vari. Purtroppo, risultò difficile stabilirne l’epoca, ma con molta probabilità, il conio era francese. Due delle quali, sicuramente appartenevano all’epoca di Carlo VIII; due a Luigi XII e due a Francesco I. Al di sopra, comparivano rispettivamente le scritte ”Carolus, Ludovicus, Franciscus” ”Dei Gratia Francorum Rex”.

Nel rovescio, invece, ”Christus regnat, Christus vincit, Christus imperat”. Scritta adottata per la prima volta nelle monete francesi dalla regina Bianca di Castiglia, madre di Luigi IX (detto il santo), dopo il contrasto di Damiata, in Egitto. Sulla faccia delle monete era raffigurato uno scudo coronato con gigli di Francia, già ridotti a soli tre fin dal tempo di Carlo VI. Su quella d’argento, invece, era rappresentata la figura di Francesco I. Sull’altro lato, la croce terminava con quattro gigli e una figura poco chiara, non si riuscì a decifrare se si trattasse di una sirena o di un leone. Le lettere, poi, risultavano scritte in alfabeto romano. Risulta ancora ignoto il motivo per cui quel piccolo tesoro venne depositato in quel luogo, forse per paura di guerre, saccheggi o trambusti cittadini? La storia ci ricorda solamente che in quel periodo, a seguito delle lotte per la riconquista del napoletano, Carlo VIII giunse ad Aversa, era il 20 febbraio del 1495 alle ore 22:00. Il cronista Silvestro Guarino, ci informa che in quel giorno il re udì la messa al vescovado e lì vi alloggiò. Chi poté essere quel depositario? Fu cittadino aversano o straniero? In ogni caso non sappiamo se il custode di quella somma fu saccheggiatore, proprietario o detentore legittimo, e resta ancora da sapere se il luogo del ritrovamento fu quindi un luogo d’assedio o di deposito volontario.

Luigi Cipullo

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Redazione

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