Roma. Rispetto per i diritti del comparto, sciopero della Poliza dinanzi al Viminale

Alcuni sindacati di Polizia (la Consap, il Sap e il Coisp) hanno effettuato, venerdì mattina, in Piazza del Viminale un volantinaggio di protesta contro l’atteggiamento del Dipartimento della Pubblica Sicurezza nei confronti dei poliziotti che denunciano, in maniera libera e senza remore, le pessime condizioni lavorative in cui sono costretti ad operare i poliziotti. Ma anche per ripristinare il diritto alla legalità e una gestione del personale più umana e rispettosa della dignità degli operatori della polizia, dei loro diritti e delle loro legittime aspettative.

Molta gente non sa che quella delle forze dell’Ordine/Forze Armate è l’unica categoria, tra i lavoratori italiani, che non gode di un diritto costituzionalmente sancito: quello allo sciopero. Se il lavoratore non ha a disposizione l’arma dello sciopero per tutelare i propri diritti, resta poco da fare. Come, per esempio, manifestare in piazza. Ma liberi dal servizio che è diverso dallo scioperare. L’altra forma di protesta, messa in atto dai sindacalisti è quella di denunciare tutto quello che, di storto, accade nell’ambiente in cui operano. E le denuncie non vengono fatte più solo ai nostri colleghi e dentro i nostri uffici, come si faceva prima. Siccome il problema sicurezza riguarda tutti, e chi paga per la mancanza di questa è l’intera collettività, a questa noi ci rivolgiamo per spiegare le nostre ragioni ed i suoi pericoli. Che poi sono anche i nostri quando non ci sentiamo tutelati nel lavoro che svolgiamo.

Ognuno denuncia con i mezzi che ritiene più opportuni. L’importante è dire sempre e solo la verità. Senza creare falsi allarmismi, senza esagerare, ma senza nascondersi dietro un mignolo. Durante un servizio andato in onda il 26 novembre scorso a Piazza Pulita, un poliziotto ha denunciato, a volto coperto e senza svelare la sua identità, che i giubbetti ed i caschi in dotazione alla polizia sono inadatti, soprattutto se ci servissero per difenderci dalle armi usate dai terroristi islamici. Per la volontà del poliziotto di restare anonimo, il servizio televisivo è andato in onda con le cautele necessarie ad impedirne l’identificazione.

Effettivamente a Piazza Pulita, in questo servizio del giovane Antonino Monteleone, con prove balistiche è stata dimostrata la fragilità e la parziale inefficienza di questi giubbotti, molti dei quali scaduti nel 2015, poco efficaci soprattutto se dovessero essere usati per proteggere contro armi lunghe. Successivamente, la Procura di Roma, per risalire all’identità del poliziotto che aveva fatto queste dichiarazioni, ha disposto il sequestro del filmato integrale dell’intervista, privo degli accorgimenti utilizzati per coprirne l’identità.
La “particolarità” sta nel fatto che l’ordine di sequestro è rivolto all’emittente La7, che non può rifiutarsi dal consegnare quanto in suo possesso, piuttosto che al giornalista che ha realizzato il servizio che, potrebbe avvalersi del segreto professionale per difendere l’identità del suo informatore, così come prevede la legge.

A insorgere contro questo provvedimento, oltre ovviamente La7 è stata anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che parla di precedente pericoloso e l’Unione delle Camere penali Italiane. Mentre l’ordine dei Giornalisti fa correttamente notare che il contenuto delle dichiarazioni del poliziotto non è stato smentito e quindi le dichiarazioni erano fondate.
Recentemente, inoltre, è stata proposta una sanzione disciplinare contro il Segretario Nazionale del Sap Gianni Tonelli perché ha indossato, durante una trasmissione televisiva, una maglietta che assomigliava, ma aveva evidenti spunti di personalizzazione (tra le quali la scritta “I love Polizia”) ad una t-shirt della polizia. E per protestare contro questo tentativo di limitazione delle libertà di espressione dei Poliziotti, oggi Tonelli, è al ventiduesimo giorno di sciopero della fame, sotto il Quirinale.

Nascondere i problemi non serve a nulla, e soprattutto perseguire chi li denuncia non fa che esasperare gli animi e demotivarli. Per quale ragione, poi, punire chi chiede strumenti per poter lavorare? Ma che nel comparto sicurezza le cose siano mal messe è innegabile. Bisogna lavorare su di una riforma profonda di tutto il sistema sicurezza, con una riunificazione vera e articolata delle forze di polizia, che ci porterebbe a risparmiare tanti soldi e a diventare molto più efficienti sul piano operativo.

Igor Gelarda e Willyam Pacelli
Dirigenti Sindacato di Polizia Consap

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