Aversa. Referendum, la posizione della Federazione dei Consiglieri Moderati

La Federazione dei Consiglieri Moderati, composta dai consiglieri comunali di minoranza Rosario Capasso, Giovanni Innocenti e Paolo Santulli, appoggeranno il SI, organizzando punti di confronto in Città e banchetti illustrativi afferenti le novità legislative che arriveranno dal referendum del 4 dicembre 2016.

Il gruppo politico spiega le ragioni del votare “Sì”:

> Tutte le altre leggi saranno approvate solo dalla Camera: però, devono essere trasmesse al Senato, che può scegliere quelle su cui intende approfondire l’esame. Il Senato non può però paralizzare la Camera, perché ha trenta giorni di tempo per svolgere le sue valutazioni. Se queste si traducono in proposte di modifica, la Camera può anche riapprovare il testo della legge senza accoglierle (le varianti di cui accennavo in precedenza riguardano questi aspetti, modificando i tempi o rafforzando il ruolo del Senato in relazione ad alcune specifiche leggi).

> Il referendum abrogativo è diventato uno strumento spuntato, dato che la tendenza all’astensionismo ormai rende arduo il raggiungimento del quorum della maggioranza assoluta degli aventi diritto il voto. Se passa la riforma, resta ferma la disciplina attuale, ma si aggiunge una nuova possibilità: i referendum più importanti, per i quali si sia riusciti a raccogliere 800.000 firme (traguardo frequentemente raggiunto anche in passato), potranno svolgersi validamente se andrà alle urne metà più uno dei cittadini che hanno effettivamente votato nelle ultime elezioni politiche. Il che significa far calare il quorum dal 50% a non più del 30-35% degli elettori.

> La riforma contiene alcune modifiche del Titolo V della Costituzione. Si prevedono infatti l’abolizione definitiva delle province e del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), una maggior autonomia delle Regioni a statuto ordinario, l’abrogazione della com-petenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni

La Costituzione dei nostri padri costituenti è già stata modificata dalle centinaia di sentenze emanate dalla Corte costituzionale

> Molte delle competenze che ora emigrano dall’elenco delle materie “concorrenti” (in cui lo Stato può fare solo leggi di principio, mentre tutto il resto, amministrazione compresa, spetta alle Regioni) a quello delle materie “esclusive” dello Stato erano state messe nello scaffale sbagliato dalla riforma del 2001. Pertanto, rimettere un po’ di ordine consolidando il quadro delle competenze non è sbagliato.

Se sporgessimo il naso fuori dalla nostra piccola Città scopriremmo che nella democraticissima Inghilterra Cameron ebbe uno strabiliante successo nel 2015 conquistando da solo il 51% dei seggi con un po’ più del 36% dei voti. E che Hollande vinse le elezioni presidenziali ottenendo al primo turno poco più del 28% dei voti.

La riforma apre la porta sul futuro, il suo fallimento la chiuderà per molti e molti anni. Non credo che ce lo possiamo permettere:

> Oggi il modo di produrre le leggi non consente di pre-vedere quanto tempo ci vorrà a varare il provvedimento: spesso anni, in un rimbalzo infinito tra una e l’altra camera, con il rischio che ad ogni passaggio (prima in commissione e poi in aula, prima in un ramo e poi nell’altro) il testo in discussione debba superare insidie e ricatti e vi si infili ogni genere di interesse corporativo. I testi diventano impossibili da capire e questo consegna il potere di “dire la legge” alle burocrazie e ai “tecnici” che popolano l’anticamera dei politici. Distinguere le funzioni delle due Camere elimina tutto questo: tempi prevedibili e responsabilità riconoscibili. È a questo che dobbiamo puntare, ma lo potremo fare solo se la riforma passerà.

> Con la riforma si passerà da 315 a 100 componenti, i contribuenti risparmieranno un milione di euro.

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Redazione

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