L’inquinamento dell’aria uccide più del Covid-19

Secondo l’Air Quality Life Index (AQLI), l’inquinamento atmosferico da particolato continua a ridurre l’aspettativa di vita globale di quasi due anni poiché i progressi in alcuni paesi controbilanciano il peggioramento della qualità dell’aria in altri.

La crisi sanitaria dovuta al Covid-19 sottolinea più di ogni altro momento nella storia recente quanto sia importante proteggere la salute pubblica. Tuttavia, mentre i Paesi di tutto il mondo si affrettano a sviluppare un vaccino contro il nuovo Coronavirus, c’è un altro killer quotidiano che fa sì che miliardi di persone conducano vite più brevi e più malate: l’inquinamento atmosferico.

I nuovi dati dell’AQLI, che esamina quanto l’inquinamento atmosferico da particolato impatta sull’aspettativa di vita umana, rivelano che l’inquinamento da particolato era il rischio maggiore per la salute umana prima del Covid-19. E senza una politica pubblica forte e sostenuta, lo sarà anche dopo.

L’analisi rileva che l’inquinamento da particolato riduce l’aspettativa di vita globale di quasi due anni, rispetto a quello che sarebbe se la qualità dell’aria soddisfacesse le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa situazione è una costante degli ultimi due decenni, con il declino globale medio dell’aspettativa di vita dovuto all’inquinamento. Il dato è fermo a due anni, poiché i miglioramenti in alcuni Paesi (come la Cina) sono stati annullati dal peggioramento delle condizioni di altri nella valutazione complessiva.

Lavorando invisibile all’interno del corpo umano, l’inquinamento ha un impatto più devastante sull’aspettativa di vita rispetto a malattie trasmissibili come la tubercolosi e l’HIV / AIDS, i killer comportamentali come il fumo di sigaretta e persino la guerra. In effetti, nelle aree dell’Africa centrale e occidentale dove malattie come l’HIV / AIDS e la malaria occupano tradizionalmente i titoli dei giornali, l’inquinamento da particolato rappresenta una minaccia altrettanto grave per la salute con un impatto simile sull’aspettativa di vita. È stata anche dimostrata la correlazione diretta con l’insorgenza di alcuni tipi di tumore, per cui sono fondamentali le iniziative come “Lo screening ti salva la vita”.

Anche l’Europa ha ridotto l’inquinamento grazie a politiche forti che sono arrivate sulla scia delle richieste pubbliche di cambiamento. La progressione del successo, tuttavia, evidenzia la portata di quello cinese. Decenni e recessioni per l’Europa per avere la riduzione che la Cina ha ottenuto in 5 anni, pur continuando a crescere. Nonostante questi progressi, ci sono ancora vaste aree, dove l’inquinamento compromette in modo significativo la salute umana.

Le conseguenze sono anche estetiche, a livello epidermico. Gli studi eseguiti in Italia sulla pelle di abitanti di alcune aree metropolitane (Roma, Milano e Napoli) hanno constatato che il nostro organo più grande, la pelle appunto, subisce l’attacco di oltre 200 composti chimici presenti in aria. Le conseguenze più immediate dell’effetto del particolato urbano sono l’invecchiamento rapido della pelle, la comparsa di macchie, una minore idratazione e perdita di elasticità e lucentezza. Su questo è bene intervenire subito con comportamenti volontari, come evitare di fumare, muoversi all’aperto non durante il picco di traffico, assumere integratori di collagene e vitamina C per ridare vigore alle cellule che determinano l’elasticità della cute, mantenere una alimentazione sana sullo stile della dieta mediterranea per contrastare i processi ossidativi.

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Redazione

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