Coronavirus, seconda vittima nella Polizia Penitenziaria

Seconda vittima del coronavirus fra il personale della Polizia Penitenziaria. Un Assistente Capo è deceduto oggi all’ospedale milanese Humanitas, dove era ricoverato da alcuni giorni.

Originario della provincia di Foggia, lascia moglie e figli. Lavorava nella Casa di Reclusione di Milano Opera e il 9 marzo scorso, ai primi sintomi della malattia, era stato posto in isolamento precauzionale in caserma. Il giorno successivo l’esito positivo del tampone.

Nel 2014 aveva ricevuto una Medaglia di Bronzo al Merito di servizio. Il Ministro Bonafede e tutta l’Amministrazione Penitenziaria si uniscono al dolore dei suoi affetti più cari.


“Aveva 52 anni l’assistente capo deceduto oggi alle 15,30 presso l’ospedale Humanitas di Rozzano per coronavirus e costernati per la grave perdita rivolgiamo un pensiero di vicinanza alla sua famiglia”. Questo è quanto si legge in una nota della Segreteria Nazionale dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria (USPP), alla notizia del secondo decesso tra le fila degli agenti di polizia penitenziaria dopo quello del collega morto a Bergamo qualche giorno fa.

“Il timore che ci assale – prosegue la nota USPP – è che non sarà l’ultimo se l’amministrazione penitenziaria non si adopererà per mettere in sicurezza sanitaria il lavoro di tutto il personale con le dotazioni individuali di protezione che ancora in molte sedi sono un miraggio e consci che il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, non abbia riportato nella sua audizione in Parlamento i numeri degli agenti contagiati, mentre a noi risultasiano diversi attualmente in lotta contro questo male che sta sconvolgendo la vita di milioni di persone”.

L’USPP si legge nella missiva “ha indetto dal 23 marzouno stato di agitazione proprio per sollecitare interventi idonei a prevenire il rischio contagio delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria, visto il ripetersi dei casi di contagio ultimo dei quali quello sembra essere la notizia di diversi colleghi risultati positivi a Verona che si aggiungono ad altri di Piacenza e casi che si registrano anche in zone del sud Italia, mentre qualcuno tende a minimizzare il fenomeno tergiversando anche sul fatto che si debbano indossare sempre mascherine e guanti in servizio, perchè di fatto questi strumenti non sono ancora disponibili nonostante siano passate diverse settimane dall’inizio dell’emergenza. Con la tristezza nel cuore e riservandoci valutazioni sui comportamenti tenuti dall’amministrazione penitenziaria e dallo stesso Ministro della Giustizia ad un momento successivo, oggi vogliamo solo inviare un messaggio di cordoglio alla famiglia di Nazario (così si chiamava il collega) ed in particolare un abbraccio ai due figli”.

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Redazione

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