Ex Lucchini Piombino, Spera: “Basta con rinvii, ricatti e lavorazioni pericolose”

“Per la Ex Lucchini Piombino, basta rinvii, basta ricatti, basta lavorazioni pericolose.  Non c’è ad oggi un Piano industriale serio, attuabile e credibile. Il Governo ne tragga le giuste conseguenze.  Gli accordi erano che Jindal presentasse un piano industriale entro una settimana dall’incontro a Roma al Mise, del 16 Gennaio c.a. ma, non solo il Piano Industriale non è arrivato, bensì è ripartita la sperimentazione di lavorazione di acciaio al piombo”.

Duro è il commento del segretario generale dell’Ugl metalmeccanici, Antonio Spera alla notizia che, “Jsw Steel Italy ha chiesto una proroga di quattro mesi per la presentazione di un piano industriale preliminare. Basta, non sono credibili, c’è bisogno di lavoro e non di assistenzialismo. L’azienda ha ottenuto fiducia per 18 mesi senza che abbia prodotto un solo protocollo industriale: riparte con la lavorazione al piombo, attività da sempre non approvata dall’Ugl dove – denuncia Spera -, trattasi di una lavorazione potenzialmente pericolosa in un sito produttivo dove sembrerebbe che ai dipendenti scarseggino addirittura i Dispositivi di Protezione Individuale come stabiliti dall’ art. 77 del D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81. La crisi non è arrivata all’improvviso, in 18 mesi ha mandato diversi segnali ai lavoratori che hanno pazientato tanto per sapere se esisteva un Piano Industriale per un futuro a loro, alle loro famiglie e ad una città intera. Il territorio di Piombino non può permettersi di aspettare Jindal a tempo indeterminato. Intervenga il governo per evitare un altro fallimento come quello precedente: l’Ugl ritiene  inaccettabile che l’azienda continui a tenere un intero territorio appeso a un filo, giocando con la pazienza delle istituzioni e della città intera. Piombino non ha bisogno di chi usa il territorio e giochi sulla pazienza dei tanti  lavoratori che aspettano di conoscere quale sarà il proprio futuro: Jindal continua solamente a sperimentare la lavorazione dell’acciaio al piombo. L’azienda – conclude Spera -, se veramente tiene a produrre in Italia e non finge, adotti in toto ciò che prevedeva il documento proposto al tavolo al Mise il 16 gennaio, smetta di fare produzioni pericolose, metta in atto l’unica azione veramente risolutiva per i problemi di tutti, dei lavoratori, delle famiglie e dell’intero territorio ossia, presenti se ne è in possesso il suo piano industriale”.

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