Napoli. Minacce e testate a operatori 118 a Bagnoli

“Testate, insulti e minacce per la postazione 118 di Bagnoli”. E’ l’aggressione al personale di una ambulanza denunciata dalla pagina Fb Nessuno tocchi Ippocrate.

Allertato per un codice verde, per dolore allo stomaco che durava da due giorni, il personale del 118 è arrivato a casa di un paziente che in precedenza si era recato in un pronto soccorso e che chiedeva un’iniezione antidolorifica. I medici gli hanno spiegato che per loro era impossibile somministrare farmaci e il paziente ha chiesto di essere portato in ospedale.
Dalla centrale operativa del 118 sono state date indicazioni per andare al Loreto mare, sede che non è piaciuta al paziente, che ha iniziato “a dare in escandescenze – si legge nel post – dando calci e pugni contro il portello dell’ ambulanza”. L’uomo è sceso dall’ambulanza, “ha afferrato l’autista e gli ha dato una testata, minacciandolo per andare al Cardarelli”. “Giunti al pronto soccorso ha continuato a offendere tutti”, conclude il post.

(ANSA)


AGGRESSIONI MEDICI, FICCO (SAUES): BENE SFORZO ISTITUZIONI MA SERVE VISIONE E RISPOSTA COMPLESSIVA

“Riservare a isolati fatti delinquenziali il fenomeno delle aggressioni agli operatori sanitari che, come ben sappiamo, attengono anche e soprattutto alla carenza di personale, alla mancata informazione, alla non adeguata organizzazione del servizio sanitario o alla tipologia dei pazienti (psichiatrico, tossico, etilista ecc.) è sbagliato”. Lo afferma il presidente nazionale del Saues, sindacato autonomo urgenza emergenza sanitaria, Paolo Ficco per il quale “l’attribuzione di uno status di pubblico ufficiale a tutti gli operatori sanitari pubblici e privati ci appare una forzatura giuridica che peraltro, non risolvendo il problema nel suo complesso, potrebbe addirittura rivelarsi controproducente per il personale sanitario aggredito, visto che, come abbiamo sempre sostenuto, nelle sue funzioni certificative e sanitarie, riveste già la qualifica di pubblico ufficiale o comunque di incaricato di pubblico servizio, e pertanto obbligato a sporgere denuncia in caso di aggressione”, spiega Ficco.

“La verità – conclude il presidente nazionale del Saues – è che serve una visione d’insieme che metta intorno allo stesso tavolo istituzioni politiche, giuristi e organizzazioni sindacali per una soluzione complessiva che effettivamente protegga e tuteli gli operatori sanitari in una logica di servizio realmente efficiente per il cittadino”.

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