Aversa. Caso via San Biagio, le mura abbattute erano Angioine

Nella torrida estate aversana si torna nuovamente a parlare delle mura Angioine parzialmente obliterate di via San Biagio. A lungo se ne è parlato e discusso nello scorso mese di luglio, trasformando una questione storica della città in un “infimo” discorso politico di colpe e contro colpe da scaricare con l’antica tecnica italiana. 

La cosa importante da sottolineare che molti hanno confuso e mischiato (volontariamente) le cose confondendo le mura su via Canduglia alle mura Angioine vere e proprie di Via San Biagio. Illustri pareri si sono sprecati e non sono mancati anche commenti del tutto mediocri da parte di qualcuno che invece di vedere un pezzo di storia cancellato, ne vedeva solo una stupida battaglia politica che nella realtà non si è mai verificata.

Si, perchè, in effetti tutti, ma proprio tutti si sono mossi per far chiarezza sulla questione. Qualche voce fuori dal coro è emersa per fare il bastian contrario. Come pure si sono ascoltati assordanti silenzi da chi da una vita ha sostenuto l’origine Angioina dei manufatti e che improvvisamente è caduto in un mutismo totale… “misteri Aversani!”.

Ma un documento autorevole, pubblicato qualche anno fa e facilmente rintracciabile sul web, è quello della  Prof.ssa Josi Amirante, Prof. Universitaria autrice di decine e decine di libri di architettura. Vi basterà inserire il suo nome sul motore di ricerca di Google per capire la levatura del personaggio. Detto ciò, la Prof. Amirante, nel suo scritto “Aversa ritratto della città”  ci parla dell’ampliamento Angioino del nucleo urbano e con una linea tratteggiata gialla individua l’ampliamento murario a nord della stessa costruito presumibilmente a difesa di San Biagio. La Amirante fa partire la nuova costruzione databile nell’ammo 1382, tra Porta San Giovanni, poi seguendo a nord la murazione lambiva la chiesa di Santa Maria di Monserrato (la cui icona era adagiata sulle mura civiche) e seguendo l’angusto vicoletto tra Via Monserrato a Via Campiglione arrivava dopo il Monastero di San Biagio dove appunto vi era l’omonima porta. In prativa, seguendo lo schema tracciato dalla Studiosa, porta San Biagio doveva trovarsi proprio dove adesso c’è l’incrocio tra via San Biagio e via Dragonetti. 

Le arcate presenti fino allo scorso luglio e oggi cancellate da una “cocchiarata” di calce, erano un primitivo sistema idraulico che permetteva alle acque meteoriche di defluire dalla città verso i campi. Lo scritto della Prof.  Amirante  (pubblicato anni fa) mette finalmente una pietra sopra od ogni discussione in merito, in una città che dovrebbe tutelare la sua storia arte e cultura e che invece la infanga e la calpesta… prima palazzinari e speculatori e oggi anche ultras politici di scarsa morale ed istruzione che prima di scrivere e proferire dovrebbero sincerarsi delle loro competenze. …. “quattro pietre vecchie e pericolose” scrisse qualcuno… e come disse il vecchio saggio, meglio tacere e dare l’impressione di essere ignorante che parlare e dare conferma di essere idioti.

Stefano Montone
Direttore editoriale e responsabile LaRampa.it

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