Strage Corinaldo, figlio del boss muto davanti al giudice

Spezza il fronte del silenzio un altro dei giovani arrestati per la strage di Corinaldo (Ancona) tra il 7 e 8 dicembre scorso, costata la vita a sei persone. È Moez Akari che, come fatto ieri dal compagno di ‘batteria’ Andrea Cavallari, si è avvalso della facoltà di non rispondere per tutti i capi di imputazione tranne per quelli legati alla tragedia della Lanterna Azzurra, dai quali prende le distanze.

“Ha ribadito l’assoluta estraneità alla vicenda di Corinaldo – spiega il suo avvocato Gianluca Scalera – Era lì, ma non c’entra niente con il discorso dello spray. Non ha avuto alcun tipo di contatto con gli altri”. “I miei assistiti non danno la colpa a nessuno”, dice Scalera che difende anche Andrea Cavallari e Souhaib Haddada.

Il resto della ‘banda’ – Raffaele Mormone, Badr Amouiyah e Souhaib Haddada – si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Scena muta davanti al giudice per Ugo Di Puorto, il 19enne di Aversa figlio del ras del Casalesi Sigismondo Di Puorto, è accusato di essere membro della banda dello spray al peperoncino che lo scorso 8 dicembre provocò la strage di Corinaldo.

Stessa linea per il titolare del compro oro Andrea Balugani, il ‘nonno’ 65enne indagato poiché ritenuto essere presunto ricettatore della banda.

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Redazione

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