Com’è cambiata la lingua italiana

Le lingue come gli studiosi affermano, sono veri e propri organismi viventi che si reinventano, si adattano e si trasformano. Nella loro storia, tutte le lingue sono cambiate, e non poco. E’ importante non parlare di origine in quanto attualmente anche i maggiori linguisti non sanno dare una risposta univoca alla questione: qual è la lingua dalla quale sono nate tutte le altre, se esiste?

L’italiano così come lo conosciamo è ben diverso dal volgare dei primi anni del medioevo, ma anche diverso dall’italiano della Divina Commedia del XIV secolo, sebbene riusciamo con qualche difficoltà a comprenderlo. Ancora, è importantissimo anche considerare le varie evoluzioni che hanno subito la lingua parlata e quella scritta che spesso e volentieri si distaccano notevolmente.

Possiamo considerare una sorta di standardizzazione dell’italiano attorno al ‘500, in seguito al ‘300, secolo del Dante e del Boccaccio, passando poi per Machiavelli e finendo a Manzoni con l’introduzione nei programmi scolastici dello studio dell’italiano (quasi) come lo conosciamo noi. In realtà non è possibile definire in soli 3 nomi l’intera scia evolutiva della lingua italiana.

Restando in periodi più “recenti”, fino al 1000 il latino aveva un importantissimo ruolo in Italia nonostante si sia passati sempre nello stesso tempo da un latino “classico” ad uno più volgare, anche a causa dellle invasioni barbariche che avevano interessato la penisola. Dopo il mille viene il tempo del fiorentino volgare, simile all’italiano moderno. La poesia di Alighieri prima e quella di Petrarca successivamente, dettano le regole che poi Giovanni Boccaccio fissa nel suo Decameron. Il ‘500 segna la comparsa un nome molto importante: Pietro Bembo, che rende il Petrarca la fonte linguistica più importante per i letterati italiani. E’ proprio nel ‘500 che si consolida una forma comune per la lingua italiana scritta che coincide più o meno con l’italiano moderno.

Per quanto riguarda la lingua parlata, la situazione non è stata così lineare. Ogni regione poteva vantare un suo dialetto specifico, e la diffusione dell’italiano letterario come lingua parlata si rivela un fenomeno piuttosto recente. Il dibattito che si è svolto nell’Ottocento è fondamentale: si costruiva in questo periodo non solo un’Italia geopolitica ma anche linguistica. Fondamentale in questi anni è l’opera di Manzoni, De Sanctis e poi Croce. I tre hanno perseguito un obiettivo comune: se l’Italia non era pronta ad essere considerata unita sotto il punto di vista politico, doveva assolutamente esserlo a livello linguistico. Ed ecco la questione purista della lingua italiana: donare al popolo italiano una lingua unica, che seguisse un registro, uno stile, una grammatica al fine di donare alla popolazione quell’unità tanto agognata. Molto importante, sul dibattito dell’unificazione politica e sociale dell’italia fu il ruolo del vocabolario, strumento che simboleggiava la concretezza di questa iniziativa.

La lingua italiana si diffonde comunemente anche nel parlato, e qui hanno un ruolo di primo piano i mass media del ‘900. Le nuove tecnologie non sono stato l’unico trampolino di lancio per la diffusione e l’evoluzione della lingua italiana. I contatti tra i vari paesi che vanno a svilupparsi in seguito al periodo delle due guerre sono fondamentali e fondanti di una vera e propria lingua, quella del nuovo secolo. Il mondo a partire dal ‘900 è più cosmopolita che mai, e dunque i rapporti tra le nazioni si intrecciano, annodano e si evolvono. Così come cambiano questi ultimi, lo fanno anche le lingue che entrano in contatto. Se oggi il Manzoni potesse sentire come parliamo, probabilmente urlerebbe al sacrilegio. Il purismo per il quale aveva combattuto è ormai del tutto scomparso. Ciò è dovuto dal contatto con le altre lingue ed in particolare con l’inglese. Quest’ultimo influenza tantissimo sia l’italiano che tutte le altre lingue parlate, è la cosiddetta lingua franca del nuovo millennio. Oggi infatti è molto comune trovare all’interno di qualsiasi lingua parole o intere espressioni provenienti dalla lingua inglese. Troviamo la presenza di questa in tutti gli strati della lingua, dal quotidiano, passando per le relazioni interpersonali finendo allo sport, o nei linguaggi specialisti: le particolari terminologie del betting, quelle dell’informatica, quelle legate al cinema e all’intrattenimento usano quasi totalmente termini presi dalla lingua inglese. E’ praticamente impossibile oggi trascorrere una giornata in qualsiasi ambito senza sentire almeno mezza parola in inglese… basta pensare che appena ci svegliamo ed accendiamo la TV per guardare il telegiornale probabilmente la prima parola che sentiamo è “news” piuttosto che “notizie”… questione di praticità o nascita di una nuova lingua?

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Redazione

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