(VIDEO) Faida di Secondigliano, 7 arresti per l’omicidio Castello

Nel corso della giornata odierna, la Squadra Mobile della Questura di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sette indagati, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta di questa Direzione distrettuale antimafia.

La misura cautelare coercitiva personale è stata adottata nei confronti di soggetti gravemente indiziati di avere deliberato, organizzato ed eseguito l’omicidio di CASTELLO Andrea ed il tentato omicidio di RUGGIERO Castrese in data 14.3.2014. Per due indagativi è anche la contestazione relativa all’omicidio di lupara bianca ai danni di RUGGIERO ANTONIO, scomparso il giorno precedente. Si tratta di efferati episodi criminali che si inseriscono nel contesto della faida interna che si è accompagnata alla riorganizzazione del clan camorristico AMATO PAGANO, operativo nell’area nord di Napoli, nel periodo immediatamente successivo all’arresto del giovane capo clan RICCIO Mariano (42.2014).

Costui, pervenuto ai vertici della potente consorteria camorristica egemone su Melito e Mugnano a seguito degli arresti del suocero PAGANO CESARE e dei nipoti di AMATO RAFFAELE, dopo aver affrontato la faida del 2012, al termine della quale si era trovato a dover cedere agli alleati della Vinella Grassi il controllo di Scampia e di Secondigliano, aveva ingenerato all’interno della propria organizzazione criminale un forte malcontento.

La difficile legittimazione del suo potere, atteso il sospetto di un forte nepotismo da parte di PAGANO Cesare nella scelta del genero come capo, aveva spinto RICCIO Mariano a far assumere ruoli di sempre maggiore importanza ai suoi fedelissimi, denominati i “maranesi”, a scapito della vecchia guardia (gli affiliati denominati i “melitesi”), i quali hanno covato la rivincita e le mire di riconquista delle posizioni di vertice, obiettivi che ineluttabilmente dovevano condurre all’epurazione dei “maranesi” ed all’eliminazione fisica dei sodali più vicini al RICCIO.

Il movente di entrambi gli omicidi, come riconosciuto dal GIP, si inquadra quindi nel contesto dello scontro strisciante tra le due fazioni (trasformatosi poi in faida interna), le cui ragioni di fondo sono rappresentate dalla contrapposizione tra i nuovi ed i vecchi affiliati. La caccia all’uomo si aprì immediatamente all’indomani dell’arresto di RICCIO, con incursioni armate, azioni violente in pieno giorno nel centro di Melito e di Mugnano, unitamente all’organizzazione di vere e proprie trappole tese a tradimento in cui sono cadute le vittime degli omicidi ricostruiti nell’ordinanza cautelare.

Apporto fondamentale alle indagini è stato dato dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, ma di rilievo risultano altresì le indagini tecniche, tra cui le intercettazioni ambientali che descrivono in diretta l’omicidio del CASTELLO e la scomparsa del RUGGIERO, immediatamente ricondotta alla sua uccisione per mano dei melitesi, nonché le vicende che hanno condotto allo scontro armato.


AMIRANTE Dario, nato a Napoli l’11.01.1989,

DE STEFANO Emanuele, nato a Napoli il 02.11.1989,

GAMBINO  Angelo Antonio, nato a Napoli il 30.11.1993,

ROSICA Roberto, nato a Napoli il 18.07.1993,

RUSSO Francesco Paolo, nato a Pompei il 23.05.1990,

TUBELLI Francesco, nato a Napoli il 02.10.1967,

NAPOLEONE Renato, nato a Napoli l’1.04.1983

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