Conti Forza Italia in rosso, via a licenziamento collettivo per i dipendenti

Tempi difficili in casa Forza Italia. I conti del partito di Berlusconi sono in rosso. La tesoriera e amministratrice unica del partito, Maria Rosaria Rossi ha inviato una lettera a tutti gli eletti e gli iscritti di Forza Italia per spiegare le motivivazioni. Già nel 2014, 43 dipendenti erano stati messi in cassintegrazione dal Pdl ma per motivi burocratici non hanno mai ricevuto gli ammortizzatori sociali. Ora, per via alla legge che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti, le casse del partito sono vuote.

 

Cari amici,

con profondo rammarico Vi comunico di essere stata costretta a dare avvio alla procedura di licenziamento collettivo dei nostri dipendenti, notificandola al Ministero del Lavoro e alle Rappresentanze Sindacali.

Questa decisione è diretta conseguenza del D. legge 149/2013 convertito in legge del 21 febbraio 2014 n. 13, che ha abolito il finanziamento pubblico ai partiti ed ha, (art. 10), posto un tetto di 100.000 euro per persona al finanziamento da parte dei privati.

Tutti sanno che Forza Italia, nata nel 1994, è diventata il primo Partito italiano grazie al suo fondatore e presidente Silvio Berlusconi che, oltre ad esserne la guida, si è fatto carico personalmente della sua sostenibilità economica e finanziaria.

La vita politica di Forza Italia naturalmente continua, perché faremo di necessità virtù. Rilanceremo il nostro Movimento che deve diventare flessibile, modulabile e quindi sostenibile. Daremo vita ad un utilizzo innovativo ed efficace di tutti i mezzi di comunicazione e  per  le funzioni organizzative ci avvarremo dell’aiuto volontario di tutti voi,  dell’impegno generoso di tanti militanti e dei gruppi parlamentari. Coinvolgeremo anche quei milioni di cittadini che continuano e continueranno a credere nei nostri programmi e nei nostri valori di democrazia e di libertà.

È grande, naturalmente, l’afflizione di dover licenziare i nostri leali e qualificati collaboratori. Abbiamo provato di tutto in questi ultimi dodici mesi per evitarlo. Inutilmente, parché l’apertura della procedura di licenziamento si è posta come atto dovuto. Potrà essere modificata in futuro soltanto e se, con la collaborazione delle organizzazioni sindacali, si dovessero trovare soluzioni alternative oggi non ipotizzabili.

Un caro saluto

Mariarosaria Rossi

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Redazione

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